La Rocca d’Anfo torna a meravigliare i turisti offrendo nuovi tesori

di Mila Rovatti
Un particolare di una delle mappe ottocentesche dell’Eridio realizzate da Carlo Donegani
Un particolare di una delle mappe ottocentesche dell’Eridio realizzate da Carlo Donegani
Un particolare di una delle mappe ottocentesche dell’Eridio realizzate da Carlo Donegani
Un particolare di una delle mappe ottocentesche dell’Eridio realizzate da Carlo Donegani

Riaprirà al turismo alla vigilia di Pasqua, e per la nuova stagione, la Rocca d’Anfo potrà sfoggiare un tesoro in più: due antiche mappe del territorio in cui la fortezza è inserita donate da un collezionista milanese. Quest’anno il sito inizierà ad accogliere i turisti dall’8 aprile, e le persone che arriveranno potranno ammirare all’inizio del percorso due opere d’arte topografica che saranno esposte nell’infopoint di accoglienza, all’ingresso dell’ex caserma Zanardelli. Sono il prezioso regalo fatto dal collezionista Raimondo Garau, un gallerista milanese, alla Comunità montana. Una donazione avvenuta col via libera della Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia. Si tratta come detto di piante manoscritte acquarellate che, risalenti a oltre 200 anni fa, offrono una minuziosa ricostruzione dell’antica viabilità circostante la Rocca. Le aveva realizzate Carlo Donegani, un ingegnere bresciano. In una delle due, nel 1807, l’autore rilevò con gli strumenti dell’epoca lo storico tragitto per la Rocca («Mappa stradale, tipo di quinto tronco della vecchia strada della Rocca d'Anfo e sue vicinanze dove vedesi marcato l’andamento della nuova strada nazionale che si progetta») tracciando il percorso della futura arteria che di lì a poco sarebbe stata realizzata. Nella seconda, risalente al 1809, rappresentò quella che venne definita «Planimetria generale della nuova e vecchia strada di Rocca D’Anfo ed adiacenze della Regia Strada di Salò ai così detti Tormini sino superiormente alla rocca suddetta compreso parte del lago d’Idro». Entusiasta il presidente comunitario, Giovanmaria Flocchini: «È stato un dono molto apprezzato e sarà sicuramente gradito ai cittadini e ai turisti che potranno trovare nuovi stimoli culturali visitando la nostra Rocca». E il donatore? «Le ragioni che mi hanno indotto a questa donazione sono intime, ma certamente chi beneficia di più in un dono, spesso è lo stesso donatore. La buona riuscita del progetto dà un senso di completezza alle opere che, ricongiungendosi col territorio della loro origine, acquistano un maggiore valore».•.

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