Lavoro in chiaroscuro L’occupazione non manca ma pesa l’invecchiamento

di M.PAS.
Valerio Corradi durante il suo intervento in Valsabbia
Valerio Corradi durante il suo intervento in Valsabbia
Valerio Corradi durante il suo intervento in Valsabbia
Valerio Corradi durante il suo intervento in Valsabbia

L’occupazione e i servizi per il lavoro? I dati della Valsabbia a cavallo tra 2018 e 2019 mostrano una realtà in chiaroscuro. La sintesi emerge dalla ricerca presentata dall’equipe guidata da Valerio Corradi, del laboratorio di Ricerca e Intervento sociale dell’Università cattolica di Brescia: un lavoro che aveva l’obiettivo di creare le basi di una «Rete del lavoro», di promuovere una lettura d’insieme del mercato dell’occupazione in Valsabbia e delle dinamiche che lo stanno interessando, di quantificare la disoccupazione soffermandosi sulle criticità emergenti e, infine, di aprire la strada a un monitoraggio periodico. Il quadro attuale? «Nel tempo la popolazione della Valsabbia è rimasta la stessa, ma sul dato generale - spiega Corradi - pesano invecchiamento e difficile ricambio generazionale: oggi ci sono 172 anziani over 65 ogni 100 giovani al di sotto dei 14 anni, mentre l’indice di ricambio della popolazione attiva dice che su 120 persone di 60-64 anni che stanno andando in pensione si contano solo 100 giovani tra i 15 e i 19 anni pronti a entrare nel mondo del lavoro». Negli anni le imprese valsabbine sono passate dalle 6.815 nel 2009 alle 6.240 nel 2018 (un calo dell’8,4%), mentre gli addetti, che nel 2009 erano 23.031, nel 2018 sono diventati 24.090 (oltre il 4% in più). I SETTORI produttivi in calo sono l’agricolo, il manifatturiero e quello delle costruzioni (tra il 17 e il 22%), quelli che crescono sono ricettività alberghiera e ristorazione (+10%), l’immobiliare (8,5), la sanità e l’assistenza sociale (43,5) e le attività professionali scientifiche e tecniche (23,9%); «ma è nella manifattura che lavora un addetto su 2, in particolare nella metallurgia». E la disoccupazione? «In Valsabbia è a quota 6,5%, mentre in Italia è all’11,2%. Un segnale positivo - ha sottolineato Corradi -; ma senza dimenticare che questa forza lavoro non produttiva è comunque una parte importante della gente valsabbina, e neppure i dati che affermano che in determinati settori mancano i lavoratori, che c’è un grande bisogno di formazione e neppure l’alto tasso di dispersione scolastica. Serve quindi una rete locale per il lavoro, euna comune strategia formativa che soddisfi le richieste del territorio».

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