Restauri post
sisma, il bilancio
è «in rosso»

di Massimo Pasinetti
La chiesa di San Michele Arcangelo di Sabbio ChieseL’interno della chiesa di San Lorenzo di Clibbio
La chiesa di San Michele Arcangelo di Sabbio ChieseL’interno della chiesa di San Lorenzo di Clibbio
La chiesa di San Michele Arcangelo di Sabbio ChieseL’interno della chiesa di San Lorenzo di Clibbio
La chiesa di San Michele Arcangelo di Sabbio ChieseL’interno della chiesa di San Lorenzo di Clibbio

Per chi l’ha vissuto sulla propria pelle è impossibile dimenticare i traumi di un terremoto. Soprattutto se il sisma ha lasciato anche segni nella casa di una vita o sui simboli della propria comunità. Ma nell’elenco delle cose negative figurano ovviamente anche le spese per la ricostruzione; l’impegno anche enomomico per il ripristino che spesso si spalma su molti, molti anni. Lo sanno bene in Valsabbia, e in questo caso a Sabbio Chiese, dove letteralmente si stanno facendo ancora i conti con le conseguenze delle brutali scosse che il 24 novembre del 2004 colpirono questo territorio e il Garda bresciano. Le diverse comunità non solo religiose che fanno capo a Sabbio sono infatti ancora alle prese con i pesanti debiti accumulati per curare gli effetti di quel disastroso fenomeno naturale, e don Dino Martinelli, parroco nel capoluogo, a Sabbio Sopra, a Clibbio e a Pavone, fa il punto sui sospesi che con costanza ma anche con difficoltà si stanno affrontando. «Dal sisma sono passati 15 anni, ma per la parrocchiale di San Michele Arcangelo il debito legato ai restauri è ancora di 241 mila euro. Lo stiamo ammortizzando in rate da 3.000 euro mensili che proseguiranno fino al 2025». Per di più, su San Michele, nel capoluogo, due anni fa è caduta un’altra tegola: «Un fulmine ha colpito l’impianto elettrico risalente agli anni ’70, che da allora dà problemi e non risponde più ai canoni di sicurezza. Per questo c’è un progetto di rifacimento totale, ma è necessario trovare i soldi per attuarlo. Noi vorremmo che fosse pronto per settembre 2022, quando a Sabbio si terranno le tradizionali Decennali della Rocca». Ma i fondi da dove arriveranno? «Abbiamo chiesto un contributo alla Cei, e speriamo che copra una buona fetta del costo totale - risponde don Dino -. Per il resto molti aiuti arrivano dal Comune, che ha sempre sostenuto con generosità le nostre necessità. Infine ci aiuterà la generosità dei nostri fedeli. Per questo ringrazio i miei parrocchiani che, nel limite delle loro disponibilità, metteranno mano al portafoglio». La seconda nota dolente è la chiesa di San Lorenzo di Clibbio: «In questo caso il debito residuo è di 302.500 euro, in estinzione nel 2032. Mi hanno davvero sorpreso vivacità e attenzione mostrate da questa piccola comunità di 180 parrocchiani, sempre pronti a dar vita a iniziative di raccolta fondi. E poi c’è il contributo annuale da 20 mila euro concesso dalla Cei». A CLIBBIO, durante la lunga chiusura di San Lorenzo è stato realizzato un salone per la messa che ora si usa per incontri, e c’è stato il restauro di oratorio e canonica. Intanto si interveniva sulla chiesa: «Finalmente riaperta a luglio 2011, si era quasi divisa in due con la caduta dei tiranti che la sostenevano - ricorda il parroco -. È stata del tutto imbragata e ha riaperto al culto dopo 7 anni». A quanto ammonta il debito totale? «A oggi supera i 540 mila euro, ai quali va aggiunto il costo dell’impianto di illuminazione di San Michele Arcangelo». Il sogno più grande di don Dino? «Irrealizzabile. Poter estinguere il debito per le due chiese prima del pensionamento». •

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