Retaggi veneziani, Alone custodisce un tesoro

di M.PAS.
Il bellissimo leone marciano di Alone di Casto
Il bellissimo leone marciano di Alone di Casto
Il bellissimo leone marciano di Alone di Casto
Il bellissimo leone marciano di Alone di Casto

Borgo suggestivo e sperduto tra le colline in cui il silenzio e la pace non mancano di certo, Alone di Casto custodisce ma mette anche in mostra un piccolo tesoro artistico retaggio di un lungo dominio, quello veneziano, vissuto per oltre 4 secoli e ricordato quasi con nostalgia da non poche persone. Nel piccolo paese del Savallo, a ricevere i visitatori sulla facciata di un antico edificio che in passato è stata Casa della Comunità c’è un leone marciano che, come rivela la data, è stato dipinto nel 1619 sullo stipite interno dell’antico ingresso del borgo del ’400. Un edificio a lungo dimenticato e poi restaurato nel 1996, insieme agli affreschi del leone e della giustizia, da Alberto Rizzi, un veneziano che ha cercato ovunque i simboli di San Marco e della Serenissima nel vasto territorio dominato per secoli e fino al 1797. Il restauro del grande dipinto che celebra l’evangelista e la Repubblica lagunare è stato conservativo e ricostruttivo: «Il leone è rivolto a sinistra, ha una grande ala, una lunga coda e la zampa alzata a reggere un grande libro aperto sul quale nella pagina di destra campeggia la solita scritta “Pax Tibi Marce Evangelista Mevs”. È riportata appunto nella seconda pagina, e per questo distingue il dipinto di Alone dagli altri; così come gli occhi umani: più quelli di un vecchio rugoso che dell’animale africano». L’opera salvata dal «cacciatore di leoni» Alberto Rizzi regge anche una spada corta e triangolare, simbolo della giustizia. RIZZI nasce a Venezia nel 1941 da padre veneziano e madre armena esule da Costantinopoli. Dopo la laurea in Lettere a Padova, nel 1968 guida per l’Unesco un’équipe italo/olandese per censire i beni artistici di Venezia. L’anno dopo è direttore dell’Accademia dei Concordi di Rovigo; poi approda nelle Sovrintendenze di Bologna, Venezia e Trieste. Negli anni ’76 e ’77 dirige i restauri degli affreschi colpiti dal sisma in Friuli nel 1976. Nel 1978 è a Venezia, direttore della Sovrintendenza; poi passa al ministero degli Esteri per diventare attaché culturale a Varsavia dal 1981 al 1987. Sono i tempi di Jaruzelski, ed è creduto una spia perché parla ben 5 lingue slave. AL SUO RIENTRO in Italia divide il suo tempo tra Venezia e Alone, nell’antica casa affrescata, e finora ha scritto oltre 200 pubblicazioni scientifiche, tra cui la grande opera in due volumi «I leoni di San Marco», che descrive oltre novemila «felini alati» catalogati. •

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