Roccoli, anche il Consiglio di Stato dice «basta»

di P.BAL.
Un roccolo bresciano in versione invernale
Un roccolo bresciano in versione invernale
Un roccolo bresciano in versione invernale
Un roccolo bresciano in versione invernale

Rimasti soli nel loro tentativo, dopo la frenata della Regione Lombardia di fronte a due pronunciamenti del Tar, a un parere negativo della Commissione europea e all’annullamento della propria delibera da parte del Consiglio dei ministri, i migratoristi dell’Anuu hanno incassato una sconfitta anche davanti al Consiglio di Stato: la sezione Terza riunita in sede giurisdizionale ha dichiarato improcedibile l’appello cautelare presentato appunto dall’Associazione nazionale uccellatori e uccellinai per ottenere l’annullamento dell’ordinanza del Tar Lombardia che aveva fermato la riapertura dei roccoli. Una notizia accolta naturalmente con soddisfazione dalle associazioni ambientaliste (la Lega per l’abolizione della caccia come capofila affiancata da Lav, Enpa, Lipu e Wwf) che si erano messe di traverso nei mesi scorsi col patrocinio legale dell’avvocato Claudio Linzola. «Mancava solo un pronunciamento del massimo organo della giustizia amministrativa per mandare in archivio l’ennesima procedura illegale di una Regione prostrata davanti alla parte più oltranzista del mondo venatorio - commentano le associazioni -. Ignorando ancora una volta direttive europee e legislazione nazionale, oltre che la competenza dello Stato nel campo delle politiche venatorie, la Lombardia voleva concedere ai capannisti quasi 13 mila uccelli selvatici da catturare con le reti e da condannare all’ergastolo come richiami vivi per la caccia da appostamento, e dopo appunto il pronunciamento negativo del Tar ha dovuto incassare anche quello del Consiglio di Stato». CONDANNANDO l’Anuu, l’unica promotrice del ricorso-appello, al pagamento delle spese giudiziarie fissate in seimila euro, i giudici hanno stigmatizzato l’assenza di giustificazioni per l’aggiramento del «divieto di usare reti per la cattura di uccelli vivi in natura, con l’evidente e consistente depauperamento della fauna selvatica...patrimonio indisponibile e da tutelare per l’intera comunità nazionale», e ricordato che nella stessa delibera già impugnata davanti al Tar si «prende atto non solo della contrarietà dell’Ispra e del ministero dell’Ambiente, ma anche dell’apertura di una procedura d’infrazione dell’Unione europea verso l’Italia in ordine alla cattura di uccelli a fini di richiamo». «Crediamo che questo sia davvero il capolinea - dichiarano la associazioni - della triste vicenda della cattura con le reti dei richiami vivi. Le evidenze delle illegalità di questa pratica sono tali e tante che non è immaginabile che la Regione Lombardia, come ogni altra Regione italiana, ci possa riprovare». •

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