Roccoli, il Tar mette in frigo le reti della Regione

di P.BAL.
I roccoli lombardi rimangono in pensione
I roccoli lombardi rimangono in pensione
I roccoli lombardi rimangono in pensione
I roccoli lombardi rimangono in pensione

«La stagione dei richiami vivi è finita» dicono le associazioni che giovedì hanno incassato una nuova vittoria al Tar. Chissà se sarà davvero così, visto che nonostante il ricorso (l’ennesimo in decenni di battaglie) promosso dalla Lac e appoggiato da Lipu, Lav, Enpa e Wwf Italia, la diffida arrivata pochi giorni fa dal Governo e la nota della Commissione europea, che lasciava intravedere la quasi certa riapertura della vecchia procedura d’infrazione contro l’Italia per i troppi illeciti venatori, la Regione Lombardia aveva risposto picche decidendo di proteggere fino in fondo il suo progetto di riapertura dei roccoli. È andata male, ancora una volta, e quei 12 mila e 700 esemplari di tordo, merlo e cesena già destinati all’ergastolo come richiami vivi per la caccia da capanno continueranno a volare. Perché il Tar Lombardia ha confermato la sospensiva del provvedimento regionale per il quale l’avvocato Claudio Linzola aveva già ottenuto uno stop cautelare preventivo il 21 settembre, anticipando in questo modo la posa delle reti calendarizzata il primo ottobre. «QUELLO della Regione - commentano Lac, Lav, Enpa, Lipu e Wwf - era un provvedimento talmente pieno di illegittimità e privo di speranza che la sua fine era solo questione di tempo. Ora la Lombardia prenda atto della debacle e consideri definitivamente chiusa la triste stagione dei roccoli». «Il Tar ha zittito prontamente l’assessore bresciano Rolfi - aggiunge il consigliere regionale dei 5 Stelle Ferdinando Alberti -, sospendendo la delibera per tutta la stagione venatoria e lasciandolo solo nella sua incompetenza. L’assessore infatti non voleva ritirarla, e ora sarebbe meglio che lo facesse facendo risparmiare tempo ai magistrati e soldi a tutti i cittadini». Quella di giovedì è stata una giornata doppiamente speciale per la Lega per l’abolizione della caccia, che contestualmente al caso roccoli, e sempre con l’intervento dell’avvocato Linzola, ha ottenuto un’altra clamorosa vittoria vedendo accolta dal Tar l’istanza cautelare attraverso la quale era stata chiesta la sospensione della caccia all’allodola, alla combattente, al moriglione, alla pavoncella, alla pernice bianca e alla quaglia; tutte specie in forte e in alcuni casi fortissimo declino numerico. Il Collegio ha infatti ha riconosciuto come «prevalente l’interesse alla conservazione del patrimonio faunistico della Regione azionato dall’associazione ricorrente». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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