Un futuro «green» per Cariadeghe

di Alessandro Gatta
L’altopiano di Cariadeghe arrossato dall’autunno: l’operazione recupero e rilancio entra nel vivo
L’altopiano di Cariadeghe arrossato dall’autunno: l’operazione recupero e rilancio entra nel vivo
L’altopiano di Cariadeghe arrossato dall’autunno: l’operazione recupero e rilancio entra nel vivo
L’altopiano di Cariadeghe arrossato dall’autunno: l’operazione recupero e rilancio entra nel vivo

Le castagne di Serle? Buone da mangiare, ma buone anche come futura opportunità di lavoro e di crescita. Alberi, frutti e habitat naturale: questi i simboli del progetto «Sativa» per il recupero e la valorizzazione dell’Altopiano di Cariadeghe, e che grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo (per 117mila euro, a cui se ne aggiungeranno 15mila a carico del municipio e altri 50mila dalla Regione) porterà in dote una serie di «green job» rivolti ai giovani del paese e non solo, per la gestione dei castagneti comunali (in tutto più di 300 ettari), per la conservazione della biodiversità, per l’organizzazione dell’accoglienza turistica e per la gestione della cascina da poco restaurata.

SUL PROGETTO si lavora da mesi, e verrà presentato al grande pubblico con la prima «Castagnata popolare del Comune di Serle», in programma per questa domenica (incrociando le dita per il maltempo, in caso sarà per forza rimandata) e a cui sono stati invitati tutti i cittadini. Sarà una prima occasione organizzativa, spiega il sindaco Paolo Bonvicini, «per coinvolgere coloro che vorrebbero contribuire con idee e competenze», ma anche una bella occasione di festa, «una giornata per stare insieme e vivere i nostri boschi, per raccogliere le castagne che ci serviranno nei prossimi mesi per preparare le nostre prelibatezze locali». Ma cos’è «Sativa»? Intanto è l’acronimo di «Selvicoltura, ambiente e territorio: insieme valorizziamo l’Altopiano». Ma soprattutto è un progetto, finanziato appunto dalla Fondazione Cariplo, che prevede entro il termine di due anni (fino alla fine del 2018) il recupero dell’Altopiano in senso naturalistico e produttivo. Tanto è già stato fatto: la riscoperta di flora e fauna, vedi le notti dei rospi e dei pipistrelli, lo sviluppo di un turismo specifico (visite guidate, aziende locali, i vecchi «buchi del latte») e la didattica.

Ma il meglio deve ancora venire: è quasi pronto infatti il bando per l’assegnazione dei castagneti di proprietà pubblica, rivolti a privati o aziende che dovranno occuparsi del loro recupero, del mantenimento, della potatura e della raccolta.

DI FIANCO al bando per i castagni, si lavora a un bando «turistico» per la gestione degli arrivi, l’organizzazione di visite guidate, magari il progetto di un info-point e la gestione della cascina (che non è un ostello, ma avrà una funzione simile). In futuro si prevede anche il recupero delle colture tradizionali, tra cui le amarene (che un tempo da Serle venivano vendute alla Fabbri). Una bella sfida: «Siamo convinti di poter essere autosufficienti entro due anni – spiega Gianbattista Tonni, responsabile del progetto - ma abbiamo bisogno di gente che voglia collaborare, e lavorare. Le attività dell’Altopiano sono abbandonate da mezzo secolo: il nostro intervento servirà a non far scomparire il lavoro di secoli, che ha mantenuto un ambiente unico».

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