«ViviVestone», shopping di sopravvivenza

di Massimo Pasinetti
Vestone: uno scorcio della centrale via Glisenti quasi desertaBarbara Pizzoni nel suo negozio di vicinato
Vestone: uno scorcio della centrale via Glisenti quasi desertaBarbara Pizzoni nel suo negozio di vicinato
Vestone: uno scorcio della centrale via Glisenti quasi desertaBarbara Pizzoni nel suo negozio di vicinato
Vestone: uno scorcio della centrale via Glisenti quasi desertaBarbara Pizzoni nel suo negozio di vicinato

La crisi del commercio locale era iniziata molto tempo prima dell’era del coronavirus; poi la pandemia ha peggiorato ulteriormente le cose a Vestone. E la centrale via Fabio Glisenti, un tempo la strada degli acquisti di una Vestone che a sua volta era il «centro commerciale» della Valsabbia, appare come un deserto, con diversi negozi ormai chiusi e con i parcheggi praticamente vuoti. Posto che la fase nera dei negozi di vicinato non è appunto una storia nuova, i «Negozi associati» vestonesi, un’associazione guidata dalla giovane Barbara Pizzoni il cui negozio, oggi di papà Oscar, risale al 1946, quando fu aperto dal nonno Aldo, si rivolgono col cuore a tutti i concittadini attraverso l’iniziativa «ViviVestone». Lo fanno con un volantino che chiede «Per i tuoi acquisti, sostieni i piccoli negozi del tuo paese. Fai una scelta consapevole! I negozi associati ti ringraziano», e che sarà esposto su ogni vetrina delle circa 100 attività, in lento ma costante calo, che ancora sopravvivono tra il capoluogo e i borghi di Promo, Nozza e Mocenigo. «Dateci una mano a ridare vita ai negozi. Anziché comprare solo in internet o nei grandi centri commerciali - è l’appello lanciato dalla negoziante che rappresenta i colleghi del paese -. Sostenete i vostri negozianti. Sempre, ma soprattutto in questo momento di grande difficoltà». «I PICCOLI punti vendita non sono concorrenziali con le grandi realtà commerciali e della vendita on line. Ma davvero vogliamo perdere del tutto quel rapporto umano e di fiducia che si istaura tra cliente e negozio di vicinato? - si chiede la giovane esercente -. Davvero al cliente va bene, pur di spendere un po’ meno, diventare quel che si è per le grandi realtà e per l’online, cioè solo numeri? O non è meglio diventare, come succede nel negozietto, una persona amica che viene trattata con rispetto e consigliata al meglio? Ci si dimentica che nella bottega molti ci vanno anche per avere un rapporto, per una chiacchierata, per sapere cosa accade in paese. Nel centro commerciale e in internet, invece, l’unica scambio permesso è quello dei dati della carta di credito». L’appello è stato lanciato; si vedrà se i cittadini di tutte le età lo raccoglieranno. •

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