A piedi dalla Valle d’Aosta alla Valtrompia

di Marco Benasseni
Uno dei tanti «ostelli» alpini nei quali Andrea ha trovato ospitalità durante il suo lungo viaggio di ritornoDa Aosta alla Valtrompia:  350 chilometri con il cappello in testaA casa con gli amici di sempre dopo un’avventura indimenticabilePrima della partenza per casaAmicizie fatte lungo il cammino
Uno dei tanti «ostelli» alpini nei quali Andrea ha trovato ospitalità durante il suo lungo viaggio di ritornoDa Aosta alla Valtrompia: 350 chilometri con il cappello in testaA casa con gli amici di sempre dopo un’avventura indimenticabilePrima della partenza per casaAmicizie fatte lungo il cammino
Uno dei tanti «ostelli» alpini nei quali Andrea ha trovato ospitalità durante il suo lungo viaggio di ritornoDa Aosta alla Valtrompia:  350 chilometri con il cappello in testaA casa con gli amici di sempre dopo un’avventura indimenticabilePrima della partenza per casaAmicizie fatte lungo il cammino
Uno dei tanti «ostelli» alpini nei quali Andrea ha trovato ospitalità durante il suo lungo viaggio di ritornoDa Aosta alla Valtrompia: 350 chilometri con il cappello in testaA casa con gli amici di sempre dopo un’avventura indimenticabilePrima della partenza per casaAmicizie fatte lungo il cammino

Da vero alpino, ha fatto lo zaino, ci è calato il cappello in testa e ha deciso di tornare a casa a piedi dalla Valle d’Aosta dopo un anno di servizio militare volontario. Andrea Manessi, 25enne di Sarezzo residente a Gardone, è arrivato a destinazione giovedì dopo 7 giorni e 350 chilometri tra ciclabili, sentieri e strade. «Ogni viaggio ha uno scopo. Ho voluto rendere omaggio a un anno importante e indimenticabile durante il quale ho conosciuto amici che sono diventati fratelli - racconta con la voce rotta dall’emozione - Dopo le superiori ho avuto diverse esperienze lavorative in azienda. Mio padre ha un’officina, ma due galletti in un pollaio non funzionano. Avevo bisogno di fare qualcosa di diverso». Per questo Andrea ha deciso di presentare domanda on-line, sottoporsi a visite ed esami per ottenere l’idoneità (ne sono passati 10 su 60) e quindi partire un anno fa per il Rav (Reggimento addestramento volontari) di Verona, dove si è fermato per 12 settimane. «Durante il periodo di addestramento hai a disposizione 15 giorni per dimetterti volontariamente, dopo tornare indietro è un po’ più complicato. Quando ho deciso di entrare negli alpini sono stato mandato a Brunico, in Alto Adige. Lì sono cominciate le marce, il pattugliamento militare, il movimento notturno e ancora marce, magari di notte nei boschi. Un’esperienza fantastica. Ho scoperto cosa vuol dire il sacrifico ma non solo a livello personale. Si vive in gruppo. Tutta la giornata è organizzata». LA VITA IN CASERMA non è sempre stata facile. Andrea ha vissuto con perfetti sconosciuti. Che poi sono diventati fratelli. Perché proprio gli alpini? «Sono bresciano, mi piace la montagna, non sono mai riuscito a vivere le nostre Alpi. La tradizione qualcuno la deve pur portare avanti. Oggi è difficile trovare nei giovani un po’ di sano amore per la patria. Ora per me è facile ricordare che qualcuno con il mio stesso cappello è morto per la mia libertà. Il mio viaggio è dedicato anche a loro. Programmi per il futuro? Il 27 luglio del 2018, giorno del giuramento, ho visto mio padre cambiare atteggiamento nei miei confronti. Si è accorto che non aveva più davanti un ragazzino. Oggi mi prende sul serio: mi ha proposto di imparare il mestiere e di lavorare con lui». Insomma, Andrea si è riconciliato con il padre, ma ha anche imparato a sciare e partecipato ai campionati sciistici delle truppe. Ha vissuto un’esperienza formativa indimenticabile che si sente di consigliare a tutti. Un modo per mettere a frutto il tempo in attesa di capire cosa fare della propria vita e nel frattempo mettere da parte qualche risparmio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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