A spasso tra i larici della Valmalenco circondati da una corona di cime

Il laghetto di Mufulé tra  i larici
Il laghetto di Mufulé tra i larici
Il laghetto di Mufulé tra  i larici
Il laghetto di Mufulé tra i larici

Chiunque raggiunga Sondrio e la Valmalenco, per lavoro o per turismo, non deve perdere l’occasione di fare in questo scorcio d’autunno una camminata fino al rifugio Cristina, all’Alpe Prabello, e da lì all’Alpe Acquanera: entrerà in contatto con paesaggi ampi, con grandi prati, montagne, alpeggi, radure, laghetti e boschi che virano negli affascinanti colori di stagione. E pure una foresta di soli larici di rara bellezza, magari già spruzzata dal bianco della prima neve. Quando si gioca a identificarsi in qualche albero, fra la gente di montagna il larice la spunta quasi sempre. È talmente entrato nell’immaginario e nella cultura degli abitanti e dei frequentatori della montagna come sinonimo di forza e di resistenza che per chiedere a una persona se sta bene o si sente in forze si dice: «Sei di larice?». Non va dimenticato poi che anche nel capolavoro cinematografico di Ermanno Olmi «Torneranno i prati», l’unica nota di colore che allevia per un attimo il bianco e nero e la crudele assurdità della guerra di trincea è il dorato lampeggiare dei larici. Da Chiesa in Valmalenco (25 chilometri circa da Sondrio) si vada allora in direzione di Lanzada e da lì si raggiunga il borgo di Campo Franscia. Si continui poi in direzione Campo Moro su una stretta e ripida stradina asfaltata, si oltrepassino due gallerie fino a incontrare un bivio e uno slargo dove si svolta a destra seguendo per un paio di chilometri le indicazioni per il rifugio Cristina. Poi, di fronte al divieto d’accesso, si lascia l’automobile e si inizia il percorso (sentiero 347) che si rivelerà bello, vario e alla portata di ogni buon camminatore. Sbucati in una grande pianoro in vista delle baite dell’Alpe Campascio di Caspoggio, si gira ancora a destra e seguendo la segnaletica si arriverà al rifugio Cristina e all’Alpe Prabello. Da lì inizia la traversata di un magnifico lariceto che richiederà circa un’ora e mezza. La ricompensa sarà fantastica: alle spalle del lariceto il Pizzo Scalino, a sinistra dello Scalino il Gruppo del Bernina con le sue alte vette innevate, di fronte il Monte Disgrazia e una corona di cime; in basso dentro una conca di larici il laghetto di Mufulé. Verrà voglia di rimandare il rientro a tempo indeterminato. Sulla stessa strada o con una variante all’Alpe Campagneda e al rifugio Ca’ Runcasch. •

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