Cadavere nel van, giallo a Lumezzane

di Fabio Zizzo
La vittima indossava soltanto un paio di slip e la canottiera: fatale forse un malore FOTOLIVEL’allarme è scattato attorno alle 13: il furgone era parcheggiato in zona da due giorni FOTOLIVE/Fabrizio CattinaA far scattare l’allarme la segnalazione di due ragazzi FOTOLIVE
La vittima indossava soltanto un paio di slip e la canottiera: fatale forse un malore FOTOLIVEL’allarme è scattato attorno alle 13: il furgone era parcheggiato in zona da due giorni FOTOLIVE/Fabrizio CattinaA far scattare l’allarme la segnalazione di due ragazzi FOTOLIVE
La vittima indossava soltanto un paio di slip e la canottiera: fatale forse un malore FOTOLIVEL’allarme è scattato attorno alle 13: il furgone era parcheggiato in zona da due giorni FOTOLIVE/Fabrizio CattinaA far scattare l’allarme la segnalazione di due ragazzi FOTOLIVE
La vittima indossava soltanto un paio di slip e la canottiera: fatale forse un malore FOTOLIVEL’allarme è scattato attorno alle 13: il furgone era parcheggiato in zona da due giorni FOTOLIVE/Fabrizio CattinaA far scattare l’allarme la segnalazione di due ragazzi FOTOLIVE

Sarà l’autopsia, disposta dal magistrato e che verrà eseguita nelle prossime ore al Civile di Brescia, a stabilire la causa del decesso di Stefano Ghidini, 51 anni, residente a Lumezzane e trovato senza vita, attorno alle 13 di ieri, nel vano di un furgone Mercedes di colore blu. Scalzo, con indosso solo gli slip e una canottiera, Ghidini era morto da almeno un paio di giorni quando i carabinieri di Lumezzane, intervenuti dopo la segnalazione di un mezzo sospetto arrivata da due ragazzi che vivono in zona, hanno aperto il portellone posteriore del furgone. Il Mercedes blu era parcheggiato di fronte alle ultime case di via Umberto Gnutti, nei pressi di una rotatoria e non lontano dalla sede della Croce Bianca, lungo la discesa a senso unico che porta verso la Provinciale. ALL’INTERNO il corpo senza vita del 51enne, che sarebbe morto per cause naturali: nessun segno di violenza infatti è stato trovato sul cadavere dal medico legale e dai carabinieri in forza alla Sis, la sezione investigazioni scientifiche dell’Arma, così come non erano presenti elementi che facciano pensare a un gesto estremo. Potrebbe insomma essersi trattato di un malore fatale, magari provocato dal clima torrido di questi giorni bollenti di fine giugno (un’ipotesi come tante per ora: sarà l’esame autoptico ad avere l’ultima parola). Poche insomma le certezze. Tra queste, il fatto che il furgone non fosse stato chiuso dal proprietario (le chiavi erano inserite nel cruscotto). Sul posto anche i carabinieri della compagnia di Gardone, guidati dal capitano Fabio Iapichino, così come un’ambulanza e gli addetti delle pompe funebri, che dopo il nulla osta del magistrato si sono occupati del trasporto del cadavere all’obitorio dell’ospedale Civile di Brescia. Oltre alle esatte cause e alla dinamica del decesso, resta da capire che cosa ci facesse il furgone a diversi chilometri di distanza dall’abitazione di Ghidini, che si trova nei dintorni della Bnl di San Sebastiano, a fianco di un deposito di materiali edili. La sua famiglia, invece, è titolare della Fai Ghidini di via San Francesco, a Sant’Apollonio, nella zona del cimitero unico, azienda che si occupa della produzione e della vendita di vernici per usi industriali. Uno sforzo fatale nel mezzo della calura? Un malore improvviso? E l’abbigliamento? Qualche risposta in più nelle prossime ore, dopo l’autopsia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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