Farmacisti stremati: «Chiedeteci un supporto solo se serve davvero»

di M.BEN.

«Siamo sfiniti. La categoria dei farmacisti è allo stremo». Inizia così lo sfogo di Marzia Contenti della «De Michelis» di Bovezzo. E non si fatica a crederle alla luce delle 8 ore trascorse dietro il banco con caschetto e visiera, e con la mascherina che segna il volto e non permette una respirazione naturale. «Incassiamo ogni tipo di richiesta e lamentela» racconta: «C’è troppa fila!», «Non voglio aspettare!», «Dottoressa, ho tosse e febbre da 12 giorni, cosa mi consigliate?». Tutti i giorni siamo a contatto con persone malate e potenzialmente infette, ci siamo barricati con il plexiglass che non agevola la comunicazione, in particolare con gli anziani in difficoltà a orientarsi perché il medico di medicina generale, ormai isolato nel proprio studio, invia codici via e-mail o Whatsapp, strumenti sconosciuti a molte persone». La tecnologia serve, ma prima sarebbe il caso di fare un minimo di alfabetizzazione. E quindi il farmacista che fa? Spiega al figlio o al nipote via telefono (in viva voce perché non si può toccare) la procedura per le prescrizioni e attende l’arrivo dei codici; poi deve stampare la ricetta, cercare i farmaci, spedire e sperare che tutto finisca in 20-30 minuti. E poi bisogna pulire tutto, prima dell’arrivo del prossimo paziente. «ACCADE ogni giorno, perché la situazione non migliora. Anzi, sta peggiorando - aggiunge Marzia Contenti -. Non giudichiamo nessun acquisto fatto in questo periodo, ma cercate di restare a casa e di venire in farmacia solo per necessità». Il periodo, probabilmente, non permette a tutti di fare grandi spese. Si ha la percezione di spendere meno acquistando poco per volta, e il nervosismo legato alla quarantena inizia a farsi sentire. Ma anche i farmacisti chiedono supporto. «Cercate di agevolare il nostro lavoro e quello di tutti gli altri professionisti sanitari, perché siamo allo stremo», conclude Contenti.

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