Fuga da Lumezzane, abitanti sotto i 22mila

di Fabio Zizzo
Lumezzane alla prese con una emorragia di residenti
Lumezzane alla prese con una emorragia di residenti
Lumezzane alla prese con una emorragia di residenti
Lumezzane alla prese con una emorragia di residenti

Sempre più giù la popolazione di Lumezzane, scesa addirittura sotto la soglia dei 22mila abitanti. Lo certificano gli ultimi dati dell’Istat, insieme a quelli dell’anagrafe comunale: allo scorso agosto abitavano a Lumezzane 21.868 abitanti, al di sotto di quella soglia, da più parti ritenuta critica, appunto dei 22 mila. PER RISALIRE ad un dato così negativo bisogna tornare indietro di oltre cinquant’anni, al 1968, nel pieno boom economico, quando Lumezzane contava 21.726 abitanti; da lì in poi la crescita è stata costante per anni. Ovviamente a pesare sul bilancio negativo ci ha pensato l’elevata mortalità generata dal Covid, che nella capitale della Valgobbia ha provocato 38 decessi. Ma la tendenza al calo demografico è maggiore rispetto ai paesi più vicini e a quelli di grandezza simile come Desenzano e Montichiari, mentre Palazzolo, Rovato e Chiari ora si avvicinando alla Valgobbia. Restando ancora nell’ambito dei numeri, il periodo d’oro era stato sedici anni fa, nel 2004, con oltre 24 mila abitanti. Mentre quattro anni dopo, con la recessione mondiale scatenata dalla bolla immobiliare e le conseguenze anche sul settore industriale, si era avviato il calo inarrestabile. In questo scenario, seppur in un corso temporale molto ampio, sono eloquenti anche i numeri dei nuovi nati e degli immigrati (negli anni ’60 e ’70 dal sud e in seguito gli stranieri): l’anno scorso si sono registrate solo 142 nascite, dato peggiore dall’inizio delle rilevazioni nel 1960 (in media 400 nati ogni anno), mentre si è invertita la tendenza a favore di chi esce dal paese per altre opportunità. Dati che, seppur migliori nella zona occidentale del paese, si riflettono sulla vita di tutti i giorni. Un segno eloquente riguarda la chiusura di alcune scuole per la mancanza minima di studenti, a partire dall’ex «Montessori» di Pieve in tempi recenti, quella di Faidana che diventerà un Polo culturale e il fatto che si sia raggiunto il minimo per poter aprire la prima classe all’elementare di Rossaghe. Come spiegare questi numeri e quali le soluzioni? Da una parte l’esodo di centinaia di aziende, con dipendenti e famiglie al seguito, verso contesti urbani, anche vicini come la valle Sabbia, ritenuti meglio dotati per le vie di comunicazione. Dall’altra, l’incertezza economica nazionale, aggravata in questi tempi dalla pandemia e per la quale il Comune non può fare altro che tamponare con bonus bebé per favorire le nascite e aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa. Senza dimenticare, però, che ormai da qualche tempo si sta facendo largo la preferenza verso le smart city, in città e paesi a misura d’uomo dove alternare lavoro e tempo libero e all’insegna di una maggiore mobilità sostenibile. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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