Idiomi da salvare Un vocabolario rilancia il dialetto

Riconosciuto come una vera lingua quasi autoctona, il dialetto di Lumezzane sta per ricevere le attenzioni di un vocabolario. Un’opera che vuole essere un regalo per il nuovo anno da parte dell’amministrazione comunale ai cittadini mentre persino l’italiano spesso viene soppiantato dai termini inglesi usati e abusati da un mondo globalizzato e iperconnesso. Tornando al dialetto c’è sempre il rischio di perdere il patrimonio espressivo dei propri avi, e questo progetto, che prevede la traduzione in italiano dei vocaboli e dei verbi valgobbini, era stato annunciato più volte dall’assessore all’Istruzione e alla Cultura Lucio Facchinetti, anche dopo una precedente versione che richiamava le parole con le iniziali dalla A alla L. L’ultima novità è che il manuale è in pubblicazione e sarà donato a tutte le famiglie dal prossimo gennaio. Con un contenuto rappresentato da ben 450 pagine e stampata in 10 mila copie, l’opera è stata elaborata dal Comune con l’associazione «Amici dell’arte» per la parte grafica, l’aiuto dello storico valgobbino Egidio Bonomi e il sostegno economico di uno sponsor. Facchinetti ha approfittato della presentazione della nuova edizione di «Vers e Us», dedicata proprio alle tradizioni di teatro e musica anche in dialetto, per annunciare la novità editoriale. «È l’opera omnia della lingua lumezzanese, del nostro dialetto - ha spiegato -. Un lavoro impostato in modo scientifico e metodico. Ogni termine ha la doppia versione del dialetto di Sant’Apollonio, più arcaico e di quelli più recenti di San Sebastiano e Pieve, con una traduzione non letterale ma con una frase che interpreta il sentimento alla base di quella parola». I destinatari del vocabolario non saranno solo le famiglie, ma anche le scuole «per evitare che la lingua muoia». È insomma un’altra iniziativa di riscoperta dell’idioma, che va oltre i cartelli stradali con la doppia indicazione apparsi a partire del 2019. Tra l’altro, del dialetto lumezzanese riconosciuto come lingua (è privo delle «s» e delle «z») dall’«Atlante del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi» avviato nel 1985 dall’Università di Salisburgo, parla anche l’Enciclopedia bresciana. È definito «aspro nella pronuncia e con vocaboli usati solo qui e pronunciati con tal singolarità - recita l’opera -. È una vera isola linguistica che in molte radici etimologiche trova maggior affinità fuori dalla provincia».•. F.Z.

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