L’autostrada cerca un’uscita nel vicolo cieco

di C.REB.
Il senatore Stefano Borghesi
Il senatore Stefano Borghesi
Il senatore Stefano Borghesi
Il senatore Stefano Borghesi

«La pazienza è finita. Promuoveremo ogni azione per tutelare le ragioni di chi vuole la bretella autostradale della Valtrompia». A pochi giorni dalla notizia dell’apertura di due procedimenti da parte dell’Anac, che ha definito l’opera «in contrasto con i fondamentali principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza», il senatore leghista Stefano Borghesi ribadisce che «va difeso l’interesse del territorio» e parla di «pregiudizi, accanimento e ritardi inconcepibili». Le due procedure aperte dall’Autorità anticorruzione - che vuole far luce sulle modalità di redazione del nuovo progetto esecutivo e sul riconoscimento di oltre 12 milioni di euro alla società Autostrada Brescia-Padova a titolo di spese sostenute fino alla revoca dell’affidamento - hanno avuto l’effetto di uno tsunami su un’opera peraltro ancora ferma ai blocchi di partenza. Rallentata dal sequestro per 40 giorni del cantiere di Codolazza, per il quale si attende il via libera per la bonifica, da una sentenza ancora pendente al Consiglio di Stato e da un esposto sul tavolo della procura. Senza contare che il progetto definitivo, completo delle varianti, non è ancora stato depositato al ministero. L'accanimento contro la realizzazione della bretella autostradale della Valtrompia - secondo Borghesi - «ha raggiunto livelli vergognosi. Non è accettabile che si blocchi in continuazione l’iter con ricorsi palesemente infondati, che fino ad oggi sono stati sempre respinti, accusando i sindaci valtrumplini di aver “chiuso un occhio“ su reati ambientali, quando poi i giudici hanno dissequestrato il cantiere di Codolazza. Se il Movimento 5 Stelle, che ne fa una questione politica, ed i Comitati che ne fanno una questione ideologica, vogliono bloccare l’opera, si devono assumere la responsabilità delle loro azioni di fronte ai cittadini e agli imprenditori della Valtrompia». L’iter lumaca, secondo il parlamentare del Carroccio, è causato anche dalla lentezza del ministero dell’Ambiente. «Sono mesi che attendiamo l'autorizzazione del Piano di Utilizzo delle Terre per poter riaprire il cantiere di Codolazza, senza nessun apparente motivo che giustifichi questo allungamento dei tempi. E tutto in un momento di grave crisi post-Covid, durante il quale si dovrebbe invece agevolare e semplificare la realizzazione di opere ed investimenti». Ma i tempi sono destinati ad allungarsi ancora, visto che l’Anac ha dato tempo 90 giorni alle parti coinvolte nella procedura di vigilanza per produrre documenti o chiedere di essere ascoltate, mentre l’istruttoria verrà chiusa nei successivi 6 mesi. Nel frattempo, oggi Provincia ed Aib hanno in agenda un incontro da remoto con i tecnici del ministero alle Infrastrutture per analizzare i problemi che stanno bloccando l’opera. La situazione resta comunque in stallo considerato che difficilmente prima della bonifica e della conclusione della doppia istruttoria dell’Anticorruzione che ventila scenari molto gravi e complessi, i lavori potranno ripartire. •

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