La sala del commiato? Il Consiglio di Stato chiude la querelle con la vicina

di M.BEN.
La sala del commiato di Villa Carcina
La sala del commiato di Villa Carcina
La sala del commiato di Villa Carcina
La sala del commiato di Villa Carcina

A Villa Carcina il nuovo anno è iniziato con l’epilogo di un caso di giustizia amministrativa: un sentenza del Consiglio di Stato che ha chiuso un caso che si trascinava da 10 anni. I protagonisti sono, o meglio erano, l’agenzia funebre Foresti, la vicina di casa Silvana Garneri e il Comune. Il 2 gennaio, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Silvana Garneri che metteva in discussione le opere con le quali l’agenzia avrebbe separato la sala del commiato aperta nel 2010 dai locali adiacenti alla sua residenza. La divisione era stata imposta un paio di anni fa sempre dal Consiglio di Stato, mosso ancora da una richiesta della vicina di casa che non aveva ritenuto corretto l’iter con cui la Foresti, su autorizzazione del Comune, avrebbe trasformato un ex negozio di fiori in una zona di ristoro a disposizione dei clienti. Ma per capire questa vicenda serve un passo indietro. La sala del commiato è stata aperta nel 2010 e poi ampliata nel 2013. È sempre aperta e in possesso di tutte le autorizzazioni: in discussione c’è solo l’ampliamento. Una sentenza del Consiglio di Stato del 2018 aveva infatti posto perplessità sull’iter con cui il Comune aveva autorizzato l’allargamento della struttura inquadrandola come attività di interesse pubblico e non come attività commerciale. I proprietari dell’agenzia funebre avevano quindi separato le due aree come imposto dai giudici, ma la vicina di casa (che abita sopra la sala del commiato) aveva messo in discussione le modalità della divisione. ANALIZZATE tutte le osservazioni e le memorie presentate, i giudici sono arrivati alla conclusione che la separazione è stata fatta in maniera idonea. Ora però il Comune dovrà intervenire applicando un nuovo piano attuativo, poiché «non avrebbe dovuto rilasciare il permesso di costruire in sanatoria - si legge nella sentenza - in quanto la sala del commiato sarebbe ammessa dal Piano dei servizi solo nella sua consistenza originaria, come a suo tempo assentita, ma non sarebbe suscettibile di alcun ampliamento strutturale/funzionale». Per ora il sindaco Moris Cadei preferisce non rilasciare dichiarazioni e prende tempo per confrontarsi con i tecnici comunali. Intanto Garneri, che da anni lamenta l’incompatibilità della sala del commiato con il contesto residenziale in cui vive, dovrà pagare al Comune e alla Foresti Group srl le spese di giudizio.

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