Maniva, non solo funivie Servizi e offerte per tutti

di Marco Benasseni
Un’immagine invernale «ideale» del comprensorio a cavallo tra Valtrompia e Valsabbia
Un’immagine invernale «ideale» del comprensorio a cavallo tra Valtrompia e Valsabbia
Un’immagine invernale «ideale» del comprensorio a cavallo tra Valtrompia e Valsabbia
Un’immagine invernale «ideale» del comprensorio a cavallo tra Valtrompia e Valsabbia

Sul tavolo c’è un grande investimento pubblico confermato dalla Regione Lombardia per il Maniva (ampiamente annunciato, ne riferiamo nell’altro servizio), ma non per questo prima e dopo la novità il gestore privato del comprensorio è stato con le mani in mano. Anzi. Proprio i privati vogliono migliorare ulteriormente l’offerta di un territorio che punta all’eccellenza in vista di Milano Cortina 2026, con un occhio sempre attento all’ambiente e alla sostenibilità. «Oltre agli investimenti approvati dalla Regione attraverso la Comunità montana - spiega Stefano Lucchini, direttore di Maniva ski - abbiamo messo in campo forti investimenti che sommati ai nuovi impianti ci permetteranno di proporre un’offerta turistica e sportiva sempre più accattivante». Solo quest’anno la società ha investito circa un milione per realizzare i nuovi accessi agli impianti e migliorare l’innevamento artificiale, mentre per la prossima stagione è in cantiere un nuovo parco giochi in legno in stile altotesino: sarà realizzato con materiali ecosostenibili, qualcosa di unico per la Valtrompia. «Abbiamo fatto altri grossi investimenti per l’innevamento artificiale - conferma Lucchini -; 400mila euro sono stati spesi per l’acquisto di nuove aste e nuovi impianti, altri 300mila per il livellamento delle piste, poi ci sono il controllo degli accessi agli impianti e il nuovo parco». Come anticipavamo, il gestore del Maniva ha avviato da tempo una politica di basso impatto, ma per il futuro ci sono idee ambiziose. «Da anni siamo plastic free e usiamo solo materiale compostabile - ricordano da Maniva ski -. Abbiamo il sogno di arrivare a essere una meta turistica a rifiuti zero. Oggi si parla tanto di comunità energetiche, e questa per il Maniva sarebbe un’ottima soluzione per abbattere i consumi». L’idea della famiglia è quella di diminuire drasticamente l’impronta ecologica (l’indicatore che misura il consumo delle risorse naturali) sul Maniva. Come? «Producendo durante l’anno energia pulita da immettere nella rete per compensare i consumi della stazione sciistica durante il periodo invernale». Insomma: per un impianto sciistico è complesso autoalimentarsi con energia verde in inverno, ma l’idea di compensare il problema producendo energia da fonti rinnovabili durante la bella stagione è percorribile. «Pale eoliche, centrali idroelettriche o fotovoltaico, o tutto insieme - conclude Lucchini -. Stiamo facendo tutte le valutazioni del caso per stendere un progetto e creare una comunità energetica con altre realtà interessate». E l’estate come sta andando? Alla grande, perché il caldo fa bene al turismo in montagna, ma la siccità preoccupa. «Premessa doverosa - sottolinea il nostro interlocutore -: se un imprenditore fa investimenti montani significa che c’è un interesse personale che viene prima dei bilanci, diversamente valuterebbe altri settori. Se lo facciamo ad alta quota è perché ci teniamo. Da un lato la gente scappa dalla città per venire a trascorre giornate fresche in quota, dall’altro mi preoccupa la siccità in quota perché si ripercuote a valle. Se invece di ostacolare i progetti dei bacini artificiali gli enti fossero più aperti, in inverno avremmo una riserva per gestire l’innevamento artificiale lasciando alle altre stagioni risorse per ovviare alle carenze idriche. I bacini artificiali sarebbero anche di grande aiuto durante le operazioni di spegnimento degli incendi». •.

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