Nel Bresciano censite 27 bombe ecologiche

di Cinzia Reboni

Sversamenti e scarico abusivo di sostanze tossiche costituiscono la principale causa di inquinamento cronico, che interessa aria, suolo, sottosuolo, acque di falda e superficiali. La fotografia scattata da Agisco, Regione Lombardia e Arpa ha portato in luce 949 siti contaminati a livello regionale - dove, in alcuni casi, sono in corso le attività di bonifica per il risanamento ambientale o con attività concluse ma in attesa di certificazione - e 2.620 aree già «messe in sicurezza». Chiusi inoltre più di 400 procedimenti per «non contaminazione» in seguito alle analisi di rischio effettuate. NELLA PROVINCIA di Brescia - secondo la lista aggiornata al 9 ottobre - sono 73 i siti ancora inseriti nella black list, concentrati in 45 Comuni. Praticamente il 7,7% del territorio lombardo, cui si aggiunge il Sin Caffaro, l’«emergenza delle emergenze». Siamo quarti in «classifica» dopo Milano (424), Bergamo (89) e Varese (85). Nel lungo elenco delle piccole e grandi «bombe ecologiche» ci sono industrie dismesse o ancora in attività, discariche, ex cave dove si sono verificati smaltimenti di rifiuti non autorizzati, ex depositi, ma anche parchi comunali, l’area di una ex casa di riposo e di una ex discoteca dove devono essere rimossi serbatoi di carburante per riscaldamento, e infine un cimitero. Si tratta di siti con il suolo, il sottosuolo oppure con le acque superficiali e di falda avvelenati da zinco, rame, piombo, cadmio e selenio, idrocarburi, solventi clorurati, cromo esavalente e manganese. Non vanno sottovalutati quelli che sembrano innocue stazioni di servizio dismesse: i terreni impregnati di idrocarburi, si legge nella relazione della Regione, sono una delle principali minacce alle falde. La pericolosità delle aree monitorate tocca ogni grado della scala di allarme: da quello più basso e gestibile ai 27 siti col «bollino rosso», vale a dire ad alto rischio, come l’ex tintoria Eco-Neproma di Dello, la ex Stefana di Bovezzo, la ex acciaieria Sisva di Calvisano, l’area dismessa della Cromoplast di Gardone Valtrompia o dalla Selca di Berzo Demo. Senza trascurare le «archeodiscariche» Accini e Baratti di Montichiari, quella in località Gavardina a Calcinato, la ex cava Rocca di Fiesse, la discarica Trivellino di Lonato e quella di Ciliverghe di Mazzano, la ex cava Vianelli di Paderno e la Pizzo di Pisogne, soltanto per citare alcune delle situazione più critiche monitorate dall’Arpa. In città restano sorvegliati - senza però essere giudicati ad «alto rischio» - sette siti: la Bmb di via Roselli, l’ex deposito Italiana Petroli di via Sostegno, la Baratti di via Padova, la ex Pietra di via Orzinuovi, il Punto 5 dello scalo merci, il punto vendita Sisa sulla tangenziale Ovest ed il parco comunale di via Parenzo, lato sud-est e nord. A Capriano l’allarme Cesio 137 della discarica Metalli Capra è in attesa dell’intervento di messa in sicurezza - per il quale serviranno circa 5 milioni di euro - che prevede l'installazione congiunta sia dei diaframmi perimetrali, sia la copertura superficiale in grado di sigillare il corpo di discarica. Nella lista si sono recentemente aggiunti i punti vendita Esso in località Caporalino di Cellatica e in via Adua a Orzinuovi, il trasformatore Enel a Gambara, l’area della Ferrorottami di Leno, l’area dell’ex discoteca di Pavone e quella dell’ex deposito pullman di Pisogne, la Fai-Ftc di Pontevico, la cascina Dosso a Puegnago, la ex Casa di riposo di Marone e la Normalien di Montichiari. Tre le «new entry» di Lumezzane: la Cromatura Rivadossi, il cimitero di via d’Azeglio e la ditta Gpl nella frazione Gazzolo. Nel 2020 sono usciti dall’elenco - perchè oggetto di bonifica già effettuata o di analisi di rischio conclusa - il campo sportivo di Chiari, l’area ex Zambellini di Cologne, la Metra di Gussago, la Feralpi di Lonato, la Cromatura Cotelli di Ospitaletto, la cava Maraggi di Padenghe, la Palini Vernici di Pisogne, l’ex Sidergarda Mollificio Bresciano di Puegnago, l’Agriservice di Rezzato, l’Acciaieria Leali di Roé Volciano e l’ex Industrie Pasotti di Sabbio Chiese. Il procedimento di bonifica prevede che siano adottate le misure per contenere gli effetti della contaminazione nell’ambiente. Poi scatta il Piano di caratterizzazione per censire gli inquinanti e verificare l'eventuale contaminazione della falda. É invece «potenzialmente contaminato» un sito dove i valori di una o più sostanze nocive risultino superiori alla soglia: in provincia attualmente sono 13 i siti nel «limbo». Per tre - Franciacorta Immobiliare di Paderno, Galcro sas di Villa Carcina ed ex stabilimento Cerestar di Darfo - è in corso il Piano di caratterizzazione. IN OTTO è ancora in corso l’indagine preliminare: si tratta del cantiere di via Istria in città, del vivaio Zubini di Castegnato, dell’area di via Adua a Orzinuovi, del parco di Villa Mazzotti a Chiari, del laghetto del Monte Netto a Flero, del Fosso Ogliolo di Pisogne, della località Legnago a Villanuova e del bivio di Sonico sulla Ss42. Infine, due i siti che prevedono l’analisi di rischio: l’aiuola di via Zanardelli a Gardone Riviera e la società Stefana di Nave. I siti saranno certificati «contaminati» solo in presenza di valori di inquinanti sopra la soglia di legge. Ad oggi, la nostra provincia conta 155 siti già bonificati, 27 dei quali nel capoluogo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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