Presidenza della «Sevat» Ferri resta incompatibile

Una doppia  bocciatura procedurale per la Comunità montana
Una doppia bocciatura procedurale per la Comunità montana
Una doppia  bocciatura procedurale per la Comunità montana
Una doppia bocciatura procedurale per la Comunità montana

Sollevata mesi fa da una segnalazione, la presunta incompatibilità del sindaco di Tavernole nel ruolo di presidente della Sevat, la società in house della Comunità montana della Valtrompia che si occupa per gli enti associati (i Comuni) di progettazioni e servizi di vario genere, è stata confermata due volte: prima da una articolata risposta alla segnalazione citata da parte dell’Anac, l’Agenzia nazionale anticorruzione, e poi dal Tar del Lazio, al quale si erano rivolti con un ricorso sia il sindaco-presidente, Gerardo Ferri, sia la stessa Comunità montana. Lo snodo dell’intera vicenda è rappresentato dai contenuti del decreto legislativo 39 del 2013, che stabilisce l’impossibilità, per un esponente di una «forma associata tra Comuni» (come la Comunità montana) che conferisce l’incarico, di diventare presidente di un ente di diritto privato controllato dallo stesso conferitore. Secondo l’Anac è il caso della Sevat, alla cui presidenza Ferri è stato designato pochi mesi dopo aver lasciato la carica di assessore comunitario all’Agricoltura. La nuova designazione avrebbe potuto avvenire se il sindaco di Tavernole avesse lasciato da almeno due anni l’incarico di assessore comunitario, ma così non è stato, e l’Anac ha appunto sottolineato l’inconferibilità della presidenza. E la giustizia amministrativa? È arrivata sostanzialmente alla stessa conclusione, dato che con la sentenza pubblicata giovedì, il Tar del Lazio ha deciso di respingere entrambi i ricorsi contro il pronunciamento dell’Anac, quello del diretto interessato e quello dell’ente comprensoriale che ha rappresentato e per il quale si occupa della società di servizi controllata.•.

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