BOVEGNO

Sonia, dalla laurea a Graticelle: la vita da casèra di una 23enne

di Edmondo Bertussi
Dalla raccolta del latte alla produzione del formaggio si occupa in prima persona di tutte le fasi del processo «Ho realizzato un sogno e adesso sono davvero felice»
La 23enne «casèra» Sonia Zanardelli nel suo regno, tra cagliata, forme, bidoni d'acciaio e latte nostrano
La 23enne «casèra» Sonia Zanardelli nel suo regno, tra cagliata, forme, bidoni d'acciaio e latte nostrano
La 23enne «casèra» Sonia Zanardelli nel suo regno, tra cagliata, forme, bidoni d'acciaio e latte nostrano
La 23enne «casèra» Sonia Zanardelli nel suo regno, tra cagliata, forme, bidoni d'acciaio e latte nostrano

La produzione casearia pregiata è sempre più «rosa» in alta valle. Dalle gustose formagelle vaccine, caprine e miste al peperoncino, erbe, gorgonzola, dal formaggio stagionato al Dop, sono mani di donna quelle che confezionano i deliziosi prodotti locali.
Come quelle di Sonia Zanardelli, 23 anni, laureata a Padova in scienze e tecnologie animali, ora iscritta a Milano per la specialistica in tecnologia e produzioni animali. Di mestiere «casèra»: trasforma il latte in formaggi a marchio Monte Muffetto nel caseificio comunale di Graticelle.
RACCONTA e spiega nel lindo laboratorio, mentre le mani veloci e precise versano nelle forme la misura giusta di «cagiada» (la cagliata), il latte prima bollito e poi coagulato dal caglio, la sostanza acida naturale prodotta dai ruminanti lattanti. Quando la cagliata è finita, ricomincia dalle prime forme nelle quali è stata versata e dove, scolato il «mol» (il siero), ha iniziato a rassodarsi in formagelle: le estrae e ricolloca dentro rovesciate. Stanno a riposo per ventiquattro ore: la mattina dopo le allinea nei locali di stagionatura.
Fa tutto lei. Passa col furgone all'alba il lunedì, mercoledì e venerdì dagli allevatori; ritira il latte nei bidoni d'acciaio; lo porta al caseificio; lo versa nelle due caldaie dove portato a giusta temperatura diventa cagliata e avanti: 5 quintali per volta con 50 chili di prodotto.
Prodotto fresco e genuino in tutti i sensi, fatto con latte interamente lavorato già al mattino della raccolta, senza dimenticare il pregiato «fiorìt» con i primi fiocchi che emergono dal siero e i suoi due ultimi prodotti: la ricotta cremosa fresca e la «puina» stagionata e salata. Inoltre cura la vendita sul posto. Una scelta la sua che è nel Dna della famiglia: i nonni Mansueto e Imelda erano scesi da Collio alle basse a fare gli allevatori e lei è nata a Calcinatello. Poi il padre Edoardo, muratore, è tornato con la famiglia a Collio. Lei vi ha frequentato le medie, poi il liceo a Gardone e infine l'università.
«PRODURRE alimenti - spiega - è il lavoro primario utile e necessario alla vita di tutti. Ne sono stregata». Dopo Padova voleva continuare gli studi ma indipendente. La zia Anna Gatta era la «casèra» di Graticelle. E quando ha lasciato per dedicarsi all'azienda agricola di famiglia in Fàssole, «ho accettato al volo di sostituirla. L'impegno è tanto dall'alba al tramonto ma studio , faccio stage vero, sono indipendente e felice. Nulla del mio lavoro va perso: il residuo del "mol" lo riconsegno agli allevatori e va a ingrassare i maiali come succede in malga da secoli. Mi sento perfettamente inserita in un mondo prezioso che ritengo in prestito, da riconsegnare integro alle future generazioni».
Comunità Montana e Comune ora progettano di allestire un'aula per visite scolastiche nel grande locale sopra il laboratorio. «Il mio sogno nel cassetto è una scuola di caseificazione qui sui miei monti».
E il resto? Ride: «Mio padre mi dice sempre che la casèra non deve mai sposarsi perché è una vocazione d'amore».
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