Tar e Consiglio di Stato La guerra tra farmacie vive un’altra puntata

La rivendita presa di mira in seguito al traslocoLumezzane La farmacia di piazza Portegaia promotrice del ricorso
La rivendita presa di mira in seguito al traslocoLumezzane La farmacia di piazza Portegaia promotrice del ricorso
La rivendita presa di mira in seguito al traslocoLumezzane La farmacia di piazza Portegaia promotrice del ricorso
La rivendita presa di mira in seguito al traslocoLumezzane La farmacia di piazza Portegaia promotrice del ricorso

Si è presentata un’altra lite di confine tra farmacie a Lumezzane; un nuovo caso di presunta invasione di campo all’interno di una zona diversa da quella assegnata dalle norme. Era già successo, lo ricordiamo, con lo scontro a suon di carte bollate tra la rivendita Scaglioni di Piatucco e quella di Amoroso, che si era concluso con l’obbligo per la seconda di traslocare a Gazzolo. Stavolta la contesa si registra a Sant’Apollonio. Ed ecco la storia. All’inizio dello scorso dicembre il titolare della farmacia Lanzani, attiva nella centrale piazza Portegaia e uno dei punti di riferimento per la popolosa frazione, aveva impugnato davanti al Tar di Brescia il documento con cui il Comune, nella consueta revisione biennale, aveva confermato anche per quest’anno e per il prossimo la mappa geografica delle sette rivendite di farmaci. Il motivo? La Mesiti, inizialmente operativa in via Valsabbia a Promase per coprire le esigenze dei residenti della parte alta di Sant’Apollonio, nel 2019 si è trasferita più a valle, in via Ragazzi del ’99, di fatto avvicinandosi a quella di Lanzani. La disciplina su nuove aperture e spostamenti ha regole proprie e differenti rispetto al resto del commercio. In base al numero degli abitanti, Lumezzane può contare al massimo sette farmacie (attualmente esistenti) e ognuna deve occupare una zona assegnata, con una distanza minima di 200 metri dalle altre. In ogni caso, il primo round della giustizia amministrativa è andato al Comune: il ricorso della Lanzani è stato respinto. Nella sentenza si parla di fatto di presunti danni da concorrenza sleale troppo generici, mentre la rivendita finita nel mirino si sarebbe spostata regolarmente nella propria zona di competenza. In più, i titolari del negozio di piazza Portegaia non hanno impugnato i provvedimenti emessi nel 2012 e nel 2018 con i quali sono state perimetrate le aree di pertinenza. Ma la battaglia non si è ancora conclusa, visto che i ricorrenti fermati dal Tar hanno deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato. Come detto, per la Valgobbia è un dejavù dopo lo scontro Scaglioni-Amoroso che aveva tenuto banco per tre anni. F.Z.

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