Telemedicina,
il Maugeri fa
ancora scuola

di Fabio Zizzo
L’ingresso dell’Istituto «Maugeri» di Lumezzane
L’ingresso dell’Istituto «Maugeri» di Lumezzane
L’ingresso dell’Istituto «Maugeri» di Lumezzane
L’ingresso dell’Istituto «Maugeri» di Lumezzane

L’obiettivo è quello della riduzione dei disagi dei pazienti, del sovraffollamento dei reparti e del taglio dei costi. Tutte finalità alle quali, parlando di patologie croniche, si può provare a rispondere con la telemedicina: una assistenza a domicilio che sta facendo importanti passi in avanti. I controlli in remoto alleggeriscono soprattutto le fatiche dei pazienti, non più costretti a raggiungere ogni volta l’ospedale per una visita ma comunque in relazione costante con medici e infermieri attraverso internet. Questo è un settore operativo in cui uno spazio di rilievo se l’è ricavato l’Istituto scientifico e di riabilitazione «Maugeri» di Lumezzane, che insieme ad altre realtà è riuscito a definire un progetto accolto e finanziato dal ministero della Salute. LE ALTRE parti coinvolte sono la Regione Toscana, capofila, e la Provincia autinoma di Trento; insieme all’Istituto superiore di Sanità. Sul tavolo, anzi, on line c’è il progetto «Telemechron», che prevede 2,5 milioni di euro di interventi a livello generale (quasi 900 mila investiti dal ministero, altrettanti tra Pirellone, Toscana e Trento col contributo di altri partner). Per quanto riguarda la Lombardia e in modo specifico l’istituto valgobbino, coi fondi disponibili si farà ricerca sulle tecniche di telemedicina già attuate in tutta la regione per definire un’idea condivisa e di sintesi con cui migliorare l’assistenza a domicilio dei pazienti cronici. Ma serviranno anche a formare gli infermieri, che da sempre hanno un contatto più diretto con i pazienti. Se la Toscana si occuperà delle applicazioni in remoto per chi soffre di insufficienza renale e Trento del diabete mellito 2, a Lumezzane il focus sarà sull’insufficienza cardiaca. In tutti i casi, l’obiettivo è quello di evitare continui accessi dei pazienti negli ospedali controllando al meglio il loro stato di salute. Come ricorda Stefano Bianchi (il responsabile scientifico del progetto che collaborerà con Simonetta Scalvini sul fronte valgobbino), «le esperienze di telemedicina sono frammentarie e limitate ad aree e durate specifiche. L’obiettivo è quello di consentire un monitoraggio ottimale del paziente a domicilio. In questo modo è possibile evitare molti accessi agli ambulatori e ricoveri ospedalieri migliorando la qualità della vita e riducendo i costi dell’assistenza. Questo presuppone il coinvolgimento attivo dei malati e dei familiari e la definizione di modelli di assistenza integrata tra servizi di cure primarie e servizi specialistici e ospedalieri». Lumezzane, attraverso la Maugeri, sta facendo scuola: attualmente sono 200 i pazienti seguiti in questo modo, e sono stati più di duemila quelli assistiti in 18 anni. •

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