«Un referendum per restituire ai cittadini un’area strategica»

di Marco Benasseni
Il sopralluogo sull’area destinata ad ospitare il centro commercialeIl flash mob del comitato che attacca le scelte urbanistiche comunali
Il sopralluogo sull’area destinata ad ospitare il centro commercialeIl flash mob del comitato che attacca le scelte urbanistiche comunali
Il sopralluogo sull’area destinata ad ospitare il centro commercialeIl flash mob del comitato che attacca le scelte urbanistiche comunali
Il sopralluogo sull’area destinata ad ospitare il centro commercialeIl flash mob del comitato che attacca le scelte urbanistiche comunali

«Non contestiamo il centro commerciale in sé, ma l’iter amministrativo che lo ha autorizzato specchio di una pericolosa deriva verso una cementificazione selvaggia». COSÌ IL PRESIDENTE Ivan Scalvini spiega le rivendicazioni del comitato «I cittadini contano! No al centro commerciale di via Marconi» di Villa Carcina. A tenere a battesimo la mobilitazione è stato ieri pomeriggio un sit-in lungo la provinciale 345 teatro dell’operazione immobiliare. Davanti alla Casa delle associazioni nascerà un centro acquisti di 2.000 metri quadri di superficie distribuita su due piani che il comitato definisce come «la peggiore conclusione che la popolazione potesse aspettarsi su quell’area, originariamente concepita a destinazione pubblica e poi di fatto privatizzata nel luglio 2013 come accordo tra pubblico e privato sulla liquidazione della società di trasformazione urbana Nuova Piazza Spa». Il peccato originale secondo il comitato è stata la convenzione urbanistica di 7 anni fa. «La Giunta guidata dal primo cittadino Moris Cadei che ha affidato all’ex sindaco Gianmaria Giraudini la carica di assessore all’Urbanistica è al corrente degli accordi stipulati con i soci privati della Unieco e Paterlini & Tonolini approvati dal Consiglio comunale nel 2013 -spiega Isaia Mensi, uno dei portavoce della protesta -. L’accordo prevedeva la possibilità di edificare sull’area 6 mila metri cubi per complessivi 2.000 metri quadrati di superficie». Il lato oscuro di questo accordo a parere del comitato fu «l’abbandono della speciale commissione d’indagine sull’area PA5 che ha sollevato gli amministratori pubblici e le società immobiliari coinvolti da obni responsabilità. Ciò che si sta concordando ora con la Lp Castello, che ha acquistato nel corso del 2019 le due aree private di proprietà Unieco e Tonolini & Paterlini, non è una sorpresa -continua Mensi- ma la conseguenza di quel lontano accordo, del tutto svantaggioso per la cittadinanza, mai consultata, che aveva a lungo contestato l’operazione urbanistica Stu organizzandosi nel 2005 nel Comitato referendario Piazza Pulita». IL COMITATO si attendeva una destinazione diversa dell’area rispetto a un progetto immobiliare privato, «soprattutto se questo viene realizzato nel cuore del paese e su uno spazio originariamente destinato ad area di pubblico servizio alla collettività. Ora si pone il problema di una frattura fra cittadini e istituzioni e quindi per noi -concludono gli attivisti- che ipotizzano il ricorso a un referendum». Sulla consultazione popolare Scalvini frena: «Dobbiamo studiare il quesito e le norme prima di procedere alla raccolta di firme». •

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