Web e volumi usa
e getta. Le librerie
in lenta agonia

di Mario Baldoli
La concorrenza dello shopping on line sta compromettendo il già delicato equilibrio delle librerie Non è in crisi la lettura, ma la filiera della distribuzione dei volumi
La concorrenza dello shopping on line sta compromettendo il già delicato equilibrio delle librerie Non è in crisi la lettura, ma la filiera della distribuzione dei volumi
La concorrenza dello shopping on line sta compromettendo il già delicato equilibrio delle librerie Non è in crisi la lettura, ma la filiera della distribuzione dei volumi
La concorrenza dello shopping on line sta compromettendo il già delicato equilibrio delle librerie Non è in crisi la lettura, ma la filiera della distribuzione dei volumi

Notava qualche anno fa Alessandro Baricco: «L’idea che il mondo del libro sia sotto assedio da parte dei barbari è un luogo comune infondato. L’editoria aumenta il suo fatturato, le pubblicazioni continuano a crescere». Infatti l’Istat ha registrato l’anno scorso 65 mila titoli, in Germania 72.500, in Gran Bretagna 173.00. In totale in tutta Europa 590.000 titoli, lasciando seconda la Cina con 440.000 copie e terzi gli Stati Uniti con 339.000. Però la realtà è più complessa e sembra che «i barbari» possano anche vincere la partita. Secondo i dati dell’Associazione italiana editori (Aie), il fatturato complessivo del settore libri è sceso in Italia in dieci anni da 3,5 miliardi a 2,5. Senza considerare lo scolastico, altre fonti parlano di 1,2 miliardi, valore pressoché stabile da una decina d’anni. Cinquant’anni fa (1967) in Italia si pubblicavano 2,9 libri ogni 10.000 abitanti, oggi siamo a 10 libri ogni 10.000 abitanti. TUTTAVIA LA DINAMICA delle pubblicazioni nasconde dietro i numeri un pericoloso cambiamento: le tirature (numero di copie per un libro) sono scese da una media di 8.500 copie negli anni ’80 a circa 4.000 nel 2018. Le cause sono diverse, basti pensare al passaggio della stampa al digitale che ha fatto crollare i prezzi così che chiunque può permettersi di stampare il proprio libro. Il risultato è che sono moltiplicati editrici, scrittori e libri «usa e getta», una miriade di pubblicazioni che non arrivano a 500 copie, oltre alla diffusione di audiolibri e di e-book (fermi questi al 5%). Osserva Andrea Spoladore del punto vendita La salodiana di Salò: «Una normale libreria non può inseguire la politica di sconti feroci fatta da Amazon o direttamente dagli editori via internet. Le piccole librerie non possono vivere senza margini di guadagno, non acquistano libri pressoché a peso, non possono restare con molte copie invendute. Se non ci fossero sconti, come avviene in Germania, il prezzo dei libri sarebbe più basso. I ribassi - incalza Spoladore - è uno specchietto per le allodole e possono permetterselo solo editori-librai, ad esempio Feltrinelli. Altra situazione negativa: in Italia c’è un oligopolio per cui pochissime editrici dominano il mercato, ad esempio il gruppo Mondadori. Queste editrici sono anche distributrici e librerie. Il risultato è che gli editori puri sono pochi, come ad esempio Adelphi e Olschki. Amazon, che tende a nascondere i suoi dati, dichiara di essere arrivata nel 2017 al 7% di libri venduti e con i suoi sconti e la sua rapidità di consegna è diventata quasi un grossista delle librerie. Si aggiunga che il numero dei libri venduti direttamente via Internet dalle case editrici, sommato agli e-book e agli audiolibri è arrivato al 25%». INTERNET sta facendo il vuoto. Le statistiche dicono che le librerie sono scese (2007-2018) dal 79% al 69% e che sono crollati al 3% i libri venduti dalla grande distribuzione (supermercati e centri commerciali). Il dato è però ambiguo perché contiene anche librerie diventate cartolibrerie. Si dovrebbe considerare anche che le editrici di grossi nomi pagano le grandi librerie perché espongano in vetrina qualche metro di pubblicità del libro da lanciare. Quest’anno alla fiera della piccola e media editoria di Roma (4-8 dicembre) c’erano 520 espositori: tutti gli anni crescono al punto che il loro mercato vale 333,7 milioni di euro e impiega 8.700 dipendenti. In tutto il mondo si pubblicano più titoli, come dice Baricco, ma si stampano meno copie. E’ vero che in Italia (2018) si sono pubblicati circa 65.000 libri, ma la vendita media è di solo 4.000 copie. Guardando meglio si scopre che «vende chi già vende» cioè l’autore già conosciuto, e hanno mercato i titoli di autori stranieri, ma in Italia nemmeno l’1% di chi scrive vive della propria scrittura. Con il 40% di persone che non leggono in un anno nessun libro, si può subito capire quanto sia difficile la vita del settore. Forse conforta il fatto che il 10% siano i cosiddetti «lettori forti», quelli che hanno sfogliato 12 libri o più all’anno, ma nel mezzo c’è una fascia di lettori che generalmente legge da uno a tre libri, non certo un libro al mese. Le librerie chiudono, i libri pubblicati crescono. Come si sceglie un libro? Sempre secondo l’Aie, il 27% si affida al passaparola, mentre le recensioni, le pubblicità, le presentazioni degli autori in televisione e l’esposizione in libreria continuano a scendere e navigano ora tra il 5-10%. In sintesi, le librerie sono in un bagno di sangue da cui sarà difficile sollevarsi, dato che il cambiamento è strutturale, come quello dl tutto il commercio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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