L’addio commosso a Evelina «Una vita protesa verso l’alto»

di Cinzia Reboni
L’ingresso dei parenti nella chiesa parrocchiale di Manerbio per l’addio alla 54enne FOTO ONLY CREW
L’ingresso dei parenti nella chiesa parrocchiale di Manerbio per l’addio alla 54enne FOTO ONLY CREW
L’ingresso dei parenti nella chiesa parrocchiale di Manerbio per l’addio alla 54enne FOTO ONLY CREW
L’ingresso dei parenti nella chiesa parrocchiale di Manerbio per l’addio alla 54enne FOTO ONLY CREW

«Salire verso l’alto. Da sempre per i maestri di spiritualità è un sinonimo della ricerca di Dio, o comunque del cammino verso il buono, il bello, il vero. Anche Evelina con la sua passione per la montagna era protesa verso l’alto e aveva nel cuore la ricerca dell’amore, della bontà e della cura del prossimo». Ieri, durante il funerale, il parroco di Manerbio, don Alessandro Tuccinardi, ha voluto accomunare l’esistenza di Evelina Tomasoni, l’alpinista 54enne uccisa da un fulmine durante un’escursione, con un passo del Vangelo sulla visita di Maria a Elisabetta. Un’analogia toccante nel giorno dedicato alla Visitazione. In una chiesa affollata di persone e delegazioni delle associazioni di escursionisti e alpinisti provenienti anche dalla provincia di Bergamo, il sacerdote ha posto l’accento sulla gioia di vivere di Evelina e sulla sua volontà di condividere i valori con gli altri: «Le persone che oggi la piangono hanno condividere con lei un viaggio verso l’alto, anche in senso metaforico - ha ribadito -. Siamo qui per testimoniare che la morte, sia quando arriva dopo una dolorosa malattia, o improvvisamente come avvenuto per lei, non è la fine di tutto, ma il parto verso la vita eterna». Il parroco ha anche esortato chi le voleva «a non stancarsi dall’impegno dell’alba. Quando andava al lavoro o partiva per le escursioni, si alzava presto. Chi resta non sia pigro nel far sorgere il sole e la luce sul nostro cammino quotidiano verso l’alto e verso il bene». L’ultimo pensiero il parroco lo ha rivolto al figlio dell’alpinista - «...a Simone lascio un vaso di stelle alpine che ricorda la delicatezza e l’altruismo di sua mamma» - e ai familiari: «Sostenetevi in una cordata, come faceva lei per raggiungere le cima più importante nel giorno in cui ci ritroveremo tra le braccia del Padre». Originaria di Cignano di Offlaga, Evelina Tomasoni abitava da anni a Manerbio con il compagno Giuseppe Provenzi. Proprio con lui, domenica aveva affrontato la salita del monte Guglielmo. Attorno alle 15 aveva iniziato a piovere mentre la coppia si trovava all’altezza della punta Caravina, a circa 1850 metri, e un fulmine l’ha colpita in pieno. Fin dai primi istanti è apparso chiaro che la situazione era gravissima. Nonostante il trasferimento in elicottero all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la donna non si è più ripresa.•.

Suggerimenti