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Brescia punta sul teatro romano: progetti per restauro e riutilizzo

di Eugenio Barboglio
Uno dei gioielli dell'area archeologica al centro delle proposte di studiosi, addetti ai lavori, esperti e architetti. Già pronto uno studio di fattibilità che mira a valorizzare il sito e a restituirlo alla sua funzione originaria
Il progetto di riutilizzo del Teatro romano di Brescia
Il progetto di riutilizzo del Teatro romano di Brescia
Il progetto di riutilizzo del Teatro romano di Brescia
Il progetto di riutilizzo del Teatro romano di Brescia

Brescia torna ad accendere i riflettori sul teatro romano. Un tassello fondamentale del parco archeologico e dell’eredità romana. Ma un rudere, mai utilizzato veramente, se non per qualche spettacolo sporadico. Del resto, sono pietre, affascinati ma che un teatro lo lasciano solo intravedere.

Affascina tuttavia sempre l’idea di recuperarlo. Così ad aprile il Comune e Fondazione Brescia Musei organizzeranno un convegno proprio sul tema della valorizzazione. E hanno invitato, tra gli altri, a partecipare Massimo Osanna, direttore dei musei di Stato, Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte e il sovrintendente di Brescia, Luca Rinaldi. Sarà una riflessione ad ampio raggio, solo l’ultimo di molti ragionamenti che hanno accompagnato il teatro in epoca moderna. È da poco che l’amministrazione e FBM hanno compiuto un passo importante nell’area romana: l’apertura del corridoio Unesco. Una serie di interventi, minimal se si vuole, ma che hanno reso fruibile liberamente tutto il percorso che va dal cuore di Santa Giulia al Capitolium.

Si passa senza soluzione di continuità dai chiostri longobardi, la teatro, al tempio che custodisce la Vittoria Alata. L’intervento complessivo è firmato dalla studio di architettura ARW di Camillo Botticini, il quale, proprio nella chiave della valorizzazione, è andato anche oltre le richieste della committenza, ampliando il progetto al teatro romano e risolvendo con una sorta di padiglione l’area ad est verso il Viridarium, oggi occupata da strutture prefabbricate, dove vengono conservati reperti.

La fruizione del teatro romano, nell’intenzione di Botticini, è affidata a strutture leggere e reversibili, come legno e travi d’acciaio. Qualcosa di molto ma molto meno invasivo del progetto dell’architetto Grassi che aveva, per esempio, immaginato anche una ricostruzione della scaenae frons, oltre che dell’intera cavea con legno, soprattutto, e pietre. Rendendo però illeggibili le tracce sottostanti. Ora, invece, gradinate per mille, 1500 persone a sedere, il resto consisterebbe in un riordino generale degli spazi attorno, a partire dalla rimozione del ponticello in ferro, dando anche agli spazi del vicino palazzo Maggi Gambara una destinazione di servizio al teatro. Il progetto dello studio ARW si pone tra suggestione e stimolo nei confronti della pubblica amministrazione - ha spiegato lo stesso architetto Botticini - in un momento in cui si vuole tornare a ragionare di valorizzazione del sito. In questa chiave, ARW ha proposto anche un riordino dell’area davanti al Capitolium, che presenta, oggi, tra il tempio e il sottostante decumano romano, «una certa confusione, frutto anche qui di interventi spot negli anni che hanno trascurato una visione d’insieme», sottolinea l’architetto.

Una scalinata, anche qui un intervento all’insegna della leggerezza, consentirebbe la discesa al decumano dal Capitolium. Il progetto è all’attenzione di diverse istituzioni, senza però che vi si colleghi alcuna strategia concreta da parte degli enti pubblici. E segnala una rinnovata attenzione nei confronti del futuro del teatro romano, un’attenzione che, come ha sottolineato più volte l’assessore alla Cultura e vicesindaco, Laura Castelletti, si proietta oltre l’attuale amministrazione, come eredità della nuova.

Nel frattempo, come scritto nel dossier per la Capitale della cultura del 2023,un progetto creerà un nesso tra il parco archeologico del Capitolium e le vestigia romane sottostanti il palazzo Martinengo di via dei Musei.

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