Calino, nelle lettere tutta «la lucida follia»

di Mario Pari
La palazzina  di via La Collina a  Cazzago San Martino dove l il 56enne di origini albanesi  ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita   FOTOLIVE/Filippo Venezia
La palazzina di via La Collina a Cazzago San Martino dove l il 56enne di origini albanesi ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita FOTOLIVE/Filippo Venezia
La palazzina  di via La Collina a  Cazzago San Martino dove l il 56enne di origini albanesi  ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita   FOTOLIVE/Filippo Venezia
La palazzina di via La Collina a Cazzago San Martino dove l il 56enne di origini albanesi ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita FOTOLIVE/Filippo Venezia

Una «lucida follia». Traspare dalle lettere, più di due che lui ha scritto e lasciato a chi avrebbe trovato i due corpi senza vita. Lettere scritte al computer. Anche per questo è difficile dire quando sono state scritte. Quando nella mente dell’uomo si è materializzata sempre più la convinzione che qualcosa si era rotto per sempre, in modo irreversibile Il 56enne albanese ha agito a Calino nella serata di mercoledì. In quelle ore si è compiuto il dramma nella palazzina. Prima, la moglie, strangolata. Poi lui, impiccato in modo tale che anche volendo non avrebbe potuto cercare di salvarsi: mani e piedi erano legati. Un caso assolutamente evidente di omicidio-suicidio alla cui origine ci sarebbero dei dissidi di coppia. Qualcosa che forse veniva considerato insanabile. Certamente da lui, al punto da decidere che entrambe le esistenze sarebbero dovute finire. Sul fatto che all’omicidio abbia fatto seguito il suicidio non ci sono dubbi. Quelle lettere spiegano tutto. Una, trovata addosso al corpo dell’uomo, rivolta alle autorità. Poi, le altre. Quando i soccorritori, nella mattinata di due giorni fa sono entrati nell’androne della palazzina si sono trovati davanti la terribile scena: il corpo dell’uomo senza vita, impiccato al ballatoio del secondo piano. E la donna anch’essa ormai senza vita. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Gardone Valtrompia. Ma si è trattato di ricostruire un dramma che non lascia particolari interpretazioni oltre a quella che è emersa dalle prime ricostruzioni coordinate dal pm Alessio Bernardi. Una vicenda che ha scaraventato nel dramma più grande anche tutti i familiari della coppia. Gli accertamenti dei carabinieri hanno consentito di appurare che l’appartamento era in ordine. Tra gli elementi più sconvolgenti rilevati non appena sul posto, un cartello con la scritta «non salire». Un tentativo d’impedire che qualcuno vedesse, pare un familiare. Ma sembra che tutto sia andato diversamente. Che la scena sconvolgente si sia presentata non solo ai soccorritori. Adesso, evidentemente, altri dettagli verranno raccolti dai carabinieri per cercare di avere una ricostruzione quanto più precisa possibile. Difficile, anche con tutto l’aiuto che possono dare in tal senso le lettere, sarà andare a fondo di quel dramma che è sfociato nell’omicidio-suicidio scoperto nella mattinata di giovedì, quando ormai per nessuno dei due c’era più nulla da fare. Un dramma che, secondo una prima interpretazione dei documenti di cui sono entrati in possesso investigatori e inquirenti altro non può essere ricondotto se non a quella che è stata classificata come «una lucida follia». Intanto il centro antiviolenza Casa delle donne di Brescia ha scritto un toccante messaggio indirizzato alla donna albanese ucciso dal marito, messaggio firmato da Piera Stretti: «Cara Shegushe, col timore di invadere una sfera privata ma con la necessità di entrare nel merito, ci accostiamo al doloroso scenario della tua vita, annichilita, ridotta a un niente, da un uomo il cui orizzonte esistenziale consisteva tutto nell’esercitare su di te potere e controllo. Una coppia normalissima, dicono i vicini: no, la vostra non era una coppia normalissima, perché nelle coppie normalissime si litiga, ma si dialoga; il marito non uccide la moglie, anche se ha perso il lavoro, è depresso e un po’ geloso. Dicono gli esperti che l’omicidio-suicidio “per gelosia” si verifica all’interno di una relazione simbiotica, caratterizzata da abusi e maltrattamenti, dall’ossessione del tradimento e della perdita, che culmina nell’annientamento della vittima e nell’auto-annientamento del carnefice: è dunque l’ultimo atto di una progressiva escalation di violenze domestiche e di sopraffazione. Cara Shegushe, noi pensiamo che nella relazione fra te e tuo marito siano suonati campanelli di allarme, siano di sicuro emersi segnali di massimo rischio per la tua vita. Forse, se aveste avuto la forza di chiedere aiuto, se l’aveste ricevuto, questa ennesima atrocità contro di te e i tuoi tre figli si sarebbe potuta scongiurare. Non ti abbiamo conosciuta - chiude la nota - ma ti ricorderemo nel triste elenco delle donne uccise in provincia di Brescia dalla mano di un uomo, perché i vostri nomi echeggino come spinta ulteriore al nostro operare e come accelerazione dei processi di cambiamento della collettività intera».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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