IL CASO

Gli inquirenti: «Confidenze e immagini inchiodano l’omicida»

di Mario Pari
L'ordinanza di convalida del fermo di Dumitru Stratan. A 2 persone il moldavo ora in carcere avrebbe rivelato il delitto prima di essere sottoposto alla misura cautelare. La scusa del cane malato
Un’immagine di Yana Malaiko, sorridente. La ragazza è scomparsa dal 20 gennaio scorsoUn’immagine della videosorveglianza. L’indagato starebbe trascinando un grosso sacco. Sotto, la freccia blu indica dove si sta cercando il corpo di Yana
Un’immagine di Yana Malaiko, sorridente. La ragazza è scomparsa dal 20 gennaio scorsoUn’immagine della videosorveglianza. L’indagato starebbe trascinando un grosso sacco. Sotto, la freccia blu indica dove si sta cercando il corpo di Yana
Un’immagine di Yana Malaiko, sorridente. La ragazza è scomparsa dal 20 gennaio scorsoUn’immagine della videosorveglianza. L’indagato starebbe trascinando un grosso sacco. Sotto, la freccia blu indica dove si sta cercando il corpo di Yana
Un’immagine di Yana Malaiko, sorridente. La ragazza è scomparsa dal 20 gennaio scorsoUn’immagine della videosorveglianza. L’indagato starebbe trascinando un grosso sacco. Sotto, la freccia blu indica dove si sta cercando il corpo di Yana

Sempre più vicino a Brescia. Un aspetto che va di pari passo con elementi pesanti a carico di Dumitru Stratan, il moldavo arrestato con l’accusa d’aver ucciso l’ex fidanzata Yana Malaiko, 23enne ucraina, e averne occultato il corpo. Alle ricerche ora partecipano anche due unità dei Vigili del fuoco bresciane. I fatti, secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori mantovani sono avvenuti a Castiglione delle Stiviere nello scorso fine settimana. Ma recentemente sono emersi dei passaggi bresciani. Vanno per altro ad aggiungersi al fatto che le ricerche del corpo sono state condotte a lungo in un laghetto nei pressi di via Albana, a Castiglione, a pochissima distanza dal confine con Lonato. Ma proprio nel comune benacense bresciano la vittima ha cenato per l’ultima volta, insieme all’attuale compagno. Poi, le telefonate e in cui l’ex, attualmente in carcere, contatta Yana quando è già nell’abitazione del fidanzato, a Medole.

L’ex parla di un cane. Non un cane qualsiasi, è quello di Yana, ma è stato affidato a lui. «Il cane non sta bene» diceva, ascoltato in vivavoce Stratan, aggiungendo: «Devo portarlo a casa di mia sorella, vieni a prenderlo». Yana inizialmente ha fatto capire che non avrebbe voluto, poi dopo lo stillicidio di chiamate e messaggi ha deciso di esaudire la richiesta. Ma una volta a Castiglione, nell’appartamento, la sorpresa: il cane stava benissimo. E, secondo la ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori da quell’appartamento non è più uscita viva. Ci sono i filmati del sistema di videosorveglianza che riprendono lei e l’ex entrare nell’appartamento, mentre non ci sono immagini di lei che esce. Molte poi le tracce ematiche trovate nell’appartamento «indiziarie dell’evento di morte» secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza che convalida il fermo e dispone il carcere. Sono state rinvenute sulla maniglia della porta della stanza da letto, sul materasso di uno dei letti della stanza, sulla tastiera del letto, accertando «anche come il reo, dopo l’omicidio, abbia provato a cancellare le tracce ematiche, pulendo il sangue e buttando il piumone e gli indumenti sporchi di sangue all’interno di sacchi neri, pronti per essere gettati come immondizia».

Sempre secondo il giudice: «Yana Malaiko non è mai uscita da quell’appartamento, in quanto le telecamere del sistema di videosorveglianza installato presso l’androne d’ingresso del condominio di piazzale Resistenza 5 (a Castiglione) dopo aver ripreso l’arrivo di Malaiko Yana e di Stratan Dumitru, hanno ripreso l’uscita dal palazzo del solo indagato, avvenuta alle ore 5.13.55, mentre trasportava con fare guardingo, un involucro voluminoso e pesante, che in tale quadro è ragionevole ritenere proprio il cadavere della ragazza». Infine: «Lo stesso indagato ha confidato di aver ucciso Malaiko Yana sia alla sorella Stratan Cristina che all’amico Chairello Santo, quindi a due perso, come dagli stessi riferito. diverse, in due diverse circostanze» e «D’altronde, le frasi pronunciate dall’indagato (“Ho fatto una cazzata. Ho ammazzato Bonnie”; “L’ho ammazzata come lei ha ammazzato me”) non sono suscettibili di altra interpretazione, né è plausibile che possano essere state pronunciate per scherzo». Sempre secondo il gip: «Dopo l’omicidio, e dopo aver caricato a bordo dell’autovettura Mercedes Slk quel sacco pesante, l’indagato si è poi diretto verso una vasta zona agricola, alla periferia di Castiglione» per «disfarsi del cadavere della donna».•.

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