LA RICORRENZA

Il ricordo di Nadia Toffa: oggi la "Iena" bresciana avrebbe compiuto 44 anni

di Gian Paolo Laffranchi
Nonostante la malattia si diede da fare su più fronti fino all’ultimo. "Chi combatte il cancro è un figo pazzesco: non se ne deve vergognare"

Quattro anni, quasi, dalla sua morte. Ma non sembrano neanche 4 giorni. Quattro anni, quasi, e rivedi i volti, stravolti e mesti, degli amici di sempre, delle Iene e dei colleghi di giornali e tv. Ex compagni di scuola e autori Mediaset, Omar Pedrini come Giulio Golia, tutti sui banchi della chiesa, il duomo della sua Brescia. Anche fan arrivati apposta dalla Puglia, viaggiando la notte. Perché Nadia Toffa questo sapeva fare: parlarti a un centimetro dal viso ed entrarti nel cuore. Molto più che smuovere montagne.

Il 10 giugno Nadia Toffa avrebbe compiuto 44 anni

Moto perpetuo nutrito di coraggio, determinazione e voglia di vivere, oggi Nadia avrebbe compiuto 44 anni. Si è dovuta fermare a 40, lasciando il pianeta il 13 agosto del 2019, non prima di aver lasciato il segno in chiunque abbia avuto modo di conoscerla. Di persona o attraverso i suoi servizi televisivi, la sua conduzione, le parole e le azioni, animata da un’attenzione al prossimo spesso tradotta in iniziative solidali. Proprio come quella di cui riferiamo qui a fianco, promossa in sua memoria.

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La storia di Nadia Toffa

Nata a Brescia, figlia di Margherita Rebuffoni e Maurizio Toffa con due sorelle maggiori, Mara e Silvia, un’energia infinita incanalata giovanissima nella ginnastica artistica prima di completare il suo percorso di studi (liceo classico Arnaldo, Lettere all’università di Firenze), dopo la gavetta giornalistica in provincia si era ritagliata "un posto al sole" nella televisione nazionale conquistando sul campo la fiducia di Davide Parenti, il padre delle Iene. Servizi impegnati (a Taranto le hanno pure conferito la cittadinanza onoraria), un’ascesa senza intoppi da conduttrice e inviata fino al 2 dicembre 2017: un malore la colpì a Trieste, all’hotel Victoria.

La malattia

L’inizio di un periodo terribile, una prova affrontata di petto cercando di trasformare la malattia «in un’opportunità. Perché chi combatte il cancro è un figo pazzesco e non se ne deve vergognare». Un ruggito da leonessa fu il premio assegnato dal 2018 dal Museo Nazionale della Fotografia: Nadia bresciana dell’anno, in un albo d’oro che l’anno prima aveva visto l’ingresso di Emanuele Severino. Da notare che la nomination era maturata prima che stesse male. «Coraggio e competenza», le motivazioni della scelta. «Non importa ciò che ho passato: tutti abbiamo battaglie da combattere. Sorrido alla vita - disse ricevendo il riconoscimento - perché il mio carattere è solare. Non mollo mai perché noi bresciani siamo fatti così». Brescia, e non solo Brescia, le rimase vicina nel periodo più duro. Nadia Toffa era la più googlata al mondo. Nel 2018 per 8 ore fu data per morta su Wikipedia («Mi hanno allungato la vita», scherzava). È andata in onda finché ha potuto, si è messa in gioco perfino come cantante. E si è raccontata senza filtri, come sempre, nel suo libro postumo. Titolo, «Non fate i bravi». L’ultimo invito ad essere se stessi. Dandosi da fare come si può, costi quel che costi.

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