In assenza di una norma certa ha prevalso il buon senso. Sia da parte dei cacciatori che degli agenti accertatori. Così l'apertura della stagione venatoria 2023 è filata liscia come l'olio. I circa 400 controlli effettuati dalle 30 pattuglie di agenti e guardie volontarie messe in campo dal comandante della Polizia provinciale Dario Saleri, si sono conclusi con due soli verbali, uno penale per specie protetta e uno amministrativo per mancato rispetto della distanza dalla strada. La presenza di doppiette, sia nell'Atc unico della Bassa che nei Comprensori alpini, è stata «scarsa» e la giornata si è conclusa pure senza incidenti.
I timori erano appuntati soprattutto sul rispetto delle zone umide, per le quali il Governo italiano non ha ancora provveduto a legiferare, come imponeva la Convenzione europea Ramsar, operativa dal 15 febbraio scorso. La quale Convenzione obbliga, tra l'altro, a usare cartucce con pallini senza piombo entro cento metri da tutte le aree di riproduzione della fauna. Devono considerarsi tali anche rogge, fossi, canali... come pare che la Convenzione stessa preveda? Al momento nessuno lo sa e l'incertezza faceva temere il peggio. Che non c'è stato.
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I cacciatori in primo luogo si sono muniti di cartucce regolamentari con acciaio o tungsteno, e le pattuglie hanno accertato che molti le usavano anche in vigneti o in zone dove di acqua non c'era neanche l'ombra. Come dire, meglio esagerare che rischiare una denuncia penale. D'altro canto, gli agenti e le giardie volontarie, in accordo con le altre province lombarde, hanno scelto di considerare zone umide solo bacini naturali e artificiali, aree paludose e comunque con distese di acqua, com'è accaduto in qualche altra Regione. «Prima di decidere ci siamo confrontati anche con le associazioni ambientaliste, in particolare con il Wwf, e ci siamo trovati d'accordo - sottolinea Saleri -, anche perché fossi e rogge non sono indicati da nessuna parte». Il problema si poneva anche per gli agenti, che rischiavano da un lato omissioni e dall'altro abusi. Così, «abbiamo scelto la linea di buonsenso - precisa - e tutto è filato liscio».
Il bilancio
Bilancio positivo, dunque. E quanti hanno onorato l'apertura della stagione non sono tornati a casa a mani vuote. Chi pratica la caccia alla stanziale ha messo in carniere fagiani, starne e lepri in quantità «soddisfacente». Nelle valli è finito nel mirino qualche tordo bottaccio, e in pianura colombacci e quaglie. Negli appostamenti per acquatici si sono visti germani e alzavole. Insomma non è andata male. Ora tutto sta a vedere se si potrà continuare. Mercoledì davanti al Tar ci sarà udienza sul ricorso presentato da Lac contro il calendario venatorio lombardo.
Se i giudici daranno ragione alla Lega per l'abolizione della caccia il calendario verrà sospeso. E bisognerà capire se con effetto immediato oppure al momento della pubblicazione delle motivazioni. Nel primo caso lo stop alle doppiette scatterebbe subito. E il rischio è reale, tanto che la Regione Emilia Romagna, senza attendere la decisione dei giudici, aveva comunque deciso di far slittare l'apertura di stagione al primo ottobre. Mimmo Varone