IL CASO

Quarantene e testing Le scuole bresciane decimate dal Covid

di Magda Biglia
Situazione sempre più complicata negli istituti scolastici bresciani
Situazione sempre più complicata negli istituti scolastici bresciani
Situazione sempre più complicata negli istituti scolastici bresciani
Situazione sempre più complicata negli istituti scolastici bresciani

Quasi ogni scuola ha una classe in quarantena o più di una classe in sorveglianza attiva (presenza a scuola ma con determinate misure), in attesa che i suoi positivi aumentino, o no, fino alla quarantena complessiva. E sono, in media, vicino ai cento in ogni istituto i mancanti, contando i primi che non si sono presentati, in aumento di 4-5 al giorno. Per fare un esempio, all’Abba Ballini erano 120 gli assenti il primo giorno, il 10, se ne sono sommati un’altra dozzina. Da subito i dirigenti o i referenti Covid si sono trovati alle prese con le nuove norme che mirano a tenere il più possibile i ragazzi a scuola, relegando la dad per tutti all’ultima ratio, due casi alle primarie, tre alle secondarie. «Siamo sempre in attesa di comunicazioni da Ats- dice la preside dell’Abba Elena Lazzari-. Mi pare complicato soprattutto per il personale tornare anche quando si è negativizzato, in mancanza della documentazione necessaria». Ieri mattina si è riunito il tavolo istituzionale di Ats con i rappresentanti degli ambiti scolastici: la durata di quasi 4 ore e l’annuncio in settimana di online formativi dimostrano che i temi erano caldi.

Di mezzo c’è molto la responsabilità del singolo, se si parla di autoisolamento, autosorveglianza, «e serve la collaborazione di tutti, ognuno nel suo ruolo e con le sue competenze» sottolinea Federica Di Cosimo che ha partecipato per l’Ust e che ha proposto traduzioni delle documentazioni in diverse lingue. I tamponi potrebbero essere effettuati pure da medici e pediatri però pochi sinora si sono resi disponibili. I presidi lamentano che tutto finisce ancora sulle loro spalle, soprattutto perché devono muoversi in attesa dell’intervento di Ats. Devono decidere le forme di attenzione, devono verificare la regolarità delle certificazioni di rientro o quelle che separano i vaccinati dai non vaccinati quando i casi Covid sono due alle secondarie. Sono stati autorizzati da note ministeriali ma avrebbero fatto volentieri a meno. «Non me la prendo più: ormai dall’anno scorso la nostra filosofia, mia e del collaboratore all’opera h24 sul Covid, è quella di agire in autonomia. Per fortuna anche le famiglie capiscono, il registro elettronico ci aiuta molto nella comunicazione. I ragazzi sono attenti, più o meno tutti indossano la mascherina Ffp2 pur se non obbligatoria» afferma Massimo Cosentino, dirigente al liceo Leonardo. Al professionale Mantegna mancano 75 studenti, una classe è in dad. Il preside Giovanni Rosa è d’accordo per la presenza a tutti i costi, i ragazzi hanno invece scioperato a favore della distanza .

«Ci sono complicazioni ma vediamo di reggere se non si peggiora troppo» afferma Rosa. Il quadro è simile in un altro professionale, lo Sraffa, dove sono a casa una sessantina di alunni. Lì ci sono due classi con due positivi: sono stati fatti tutti i passi, magari si è lavorato per niente perché arriverà il terzo e tutti resteranno a casa. Intanto si procede alla ddi mista, «che l’anno scorso avevamo scartato come modalità poco efficace» ricorda la preside Alessandra Rossini. I vaccinati sono al banco, i non vaccinati in collegamento. Al Sud 2 c’è una classe primaria della Deledda in autosorveglianza con un solo positivo. «Se non avremo riscontri da Ats, telefoneremo noi alle famiglie, molte delle quali straniere con difficoltà a leggere i documenti. Abbiamo problemi alla mensa in qualche edificio per i due metri di distanza, dovremo sospendere» dichiara la preside Adriana Rubagotti. •.

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