Doveva essere l’udienza dedicata all’ammissione delle prove. Nel processo nei confronti di Lanfranco Cirillo, conosciuto come l’architetto di Putin, il tribunale si è invece occupato dell’eccezione di legittimo impedimento sollevata dalla difesa. E così al termine dell’udienza e dopo una camera di consiglio che si è protratta per circa quattro ore, è stata accolta, per la prima volta, l’eccezione di legittimo impedimento, relativamente all’udienza di ieri e il procedimento è stato aggiornato all’udienza già fissata del 15 giugno. A Lanfranco Cirillo, secondo quanto emerso nel processo, è stato ritirato il passaporto russo, mentre quello italiano non ha il visto d’ingresso in Russia e per questo non è utilizzabile. Sempre da parte del tribunale, presieduto dal giudice Luca Tringali, è stata precisata e ribadita la nullità del decreto di latinanza di Cirillo che si trova a Mosca e deve rispondere di frode fiscale, riciclaggio ed esterovestizione. «Ci sono stati due importanti passi in avanti a livello processuale. È stato in primo luogo riconosciuto dal tribunale che non è una volontà di Lanfranco Cirillo quella di non comparire al processo, ma una causa di forza maggiore che gli impedisce di essere un aula; e in secondo luogo, aspetto non meno importante, il tribunale ci ha tenuto a precisare e ribadire la nullità del decreto di latitanza, che testimonia che Lanfranco Cirillo non sarebbe mai dovuto essere dichiarato latitante»: queste le parole dell’avvocato Stefano Lojacono.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA