l'analisi

Le ricerche dell'Università degli Studi di Brescia, Ranzi: «Risorse in stress idrico, serve agire»

docente di Costruzioni idrauliche e monitoraggio dei bacini traccia il quadro ambientale. Precipitazioni costanti ma perdite di evaporazione in aumento «Tagliare le emissioni di Co2 Senza interventi 5° nel 2090»
Il professore Roberto Ranzi  dell’università degli Studi di Brescia ha fatto il punto della situazione sullo stato di salute dei bacini idrici
Il professore Roberto Ranzi dell’università degli Studi di Brescia ha fatto il punto della situazione sullo stato di salute dei bacini idrici
Il professore Roberto Ranzi  dell’università degli Studi di Brescia ha fatto il punto della situazione sullo stato di salute dei bacini idrici
Il professore Roberto Ranzi dell’università degli Studi di Brescia ha fatto il punto della situazione sullo stato di salute dei bacini idrici

«A meno di piogge molto consistenti in primavera, anche quest'anno ci troveremo di fronte ad un'emergenza siccità». Così il professor Roberto Ranzi dell’Università Statale di Brescia, docente di costruzioni idrauliche e monitoraggio e sistemazione dei bacini idrografici, ha concluso il suo intervento durante «Un tuffo nell'acqua», dopo aver fatto il punto della situazione sullo stato di salute dei bacini idrici che interessano la provincia. Dalla grande sofferenza del Garda - «A Manerba il livello è a 40 centimetri, ben al di sotto dei 100 cm dello scorso anno e anche inferiore ai livelli del 2003» - fino alla riduzione del «serbatoio» dei ghiacciai, che si sono ritirati su tutto l'arco alpino negli ultimi trent'anni.

L'analisi di Ranzi è partita dal Bacino dell'Adda, dove un idrometro misura i livelli dal 1845: «C'è stata una leggera diminuzione delle precipitazioni, ma non si può ancora dire che stiano diminuendo in maniera significativa su scala annuale, ma si stanno distribuendo in maniera diversa – ha sottolineato -. Ma la disponibilità di acqua nell'alveo sta diminuendo, una caratteristica comune su tutti i bacini della Alpi Centrali». Se le precipitazioni sono costanti e i deflussi stanno diminuendo, significa che stanno aumentando le perdite di evaporazione: «Un motivo è certamente l'aumento della temperatura, dinamica cresciuta negli ultimi anni – ha spiegato Ranzi -. Ma c'è un altro fatto: negli ultimi 50-60 anni, con il passaggio ad un'economia industriale, molti passi di alta quota sono stati abbandonati e c'è stata una forte espansione delle aree forestali e un inselvatichimento dei pascoli, con l'aumento del numero di alberi che portano a più traspirazione». Il docente ha anche analizzato lo stato attuale delle risorse idriche superficiali: secondo uno studio della Fondazione Cima, in tutto l'arco alpino il manto nevoso è diminuito con percentuali che variano dal 70 al 100% a seconda delle zone negli ultimi dieci anni. Inoltre, «per la sola Lombardia, il manto nevoso attuale è del 20% inferiore rispetto al minimo dell'ultimo quindicennio e questo comporta uno stress idrico in termini di riserve».

Negli invasi «è leggermente meno grave, ma siamo comunque sotto del 20% rispetto alla media degli ultimi 15 anni» e lo stesso vale per i laghi, dal Garda al Maggiore, «ormai prossimi al minimo». Per quanto riguarda le tendenze del manto nevoso, nel bacino dell'Oglio Chiese-Sarca «negli ultimi 5 anni c'è molta meno neve rispetto a 30 anni fa, l'Aprica è sotto il minimo degli ultimi 15 anni – ha spiegato Ranzi -. A quote più alte va leggermente meglio, ma è sempre poco rassicurante». E gli scenari futuri sono ancora peggiori: se non si interverrà, nel Bacino dell'Oglio, nel 2090 la temperatura media sarà più alta di 5,1 gradi rispetto ad oggi. Cosa fare per affrontare la situazione? «Servono interventi proattivi per ridurre il riscaldamento, tagliando le emissioni di CO2 e raggiungendo la neutralità delle emissioni al 2050 – ha chiosato il docente -. Dobbiamo muoverci con l'accumulo dell'acqua in nuovi invasi, la modifica delle pratiche irrigue e colturali, la riduzione delle perdite di acquedotti, il riuso almeno parziale delle acque depurate per alcuni usi agricoli, ma anche la gestione coordinata a scala di bacino idrografico delle risorse idriche». •. M.Vent.

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