IL SEQUESTRO

Siria, il rapimento Sandrini fu una truffa: i tre arrestati di Flero, Gussago, Mazzano

Iniziò come una simulazione organizzata, con la complicità dell'imprenditore: poi l'uomo fu costretto a restare prigioniero
Sandrini, sequestro truffa: l'operazione

Fu una truffa, una messinscena, il sequestro dell’imprenditore bresciano Alessandro Sandrini, messa in atto con la complicità della vittima stessa da una banda di tre persone finite in carcere oggi su richiesta della Procura di Roma. All’alba di oggi, in provincia di Brescia, polizia di Stato e carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip di Roma su richiesta del gruppo Antiterrorismo della Procura capitolina.

Secondo quanto accertato da Ros e Sco, i tre proposero al bresciano di simulare un sequestro di persona in cambio di denaro ma una volta arrivato in Turchia, come richiesto dalla banda, l'uomo fu «venduto» a un gruppo vicino ad Al Qaeda. Sandrini fu trasferito in Siria dove rimase dal 2016 al 2019 quando fu liberato. 

La banda è accusata di sequestro di persona per scopo di terrorismo mentre a Sandrini è
contestata la simulazione di reato e la truffa. I provvedimenti restrittivi riguardano due cittadini albanesi - residenti il primo a Flero e il secondo a Gussago, il 43enne Fredi Frrokaj Olsi Mitraj - e un cittadino italiano, Alberto Zanini, 54enne di Mazzano.

Si tratta di un provvedimento emesso nell’ambito delle indagini sui sequestri di persona commessi a danno di Sandrini e Sergio Zanotti, rapiti in Turchia tra aprile e ottobre 2016, tenuti prigionieri in Siria sino ad aprile-maggio 2019 a opera dell’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham. Oltre a Sandrini e Zanotti, la banda aveva avvicinato un terzo imprenditore bresciano - di Rezzato - proponendogli di simulare un sequestro.

I tre, Frrokaj, Zanini e Mitraj, sono stati infatti localizzati in aeroporto a Orio al Serio anche domenica 25 settembre 2016, per tentare di far partire l'imprenditore di Rezzato in difficoltà economiche. Ma all’ultimo minuto, in aeroporto, quest'ultimo ha desistito facendo fallire i piani. Sandrini, com’è stato accertato dalle indagini, era stato un "ripiego" per sostituire il rinunciatario. Sono in corso mirati accertamenti tesi a identificare l’imprenditore in questione. Nello stesso contesto operativo, sono state disposte perquisizioni sia nel bresciano che in Germania.

Nell’indagine risultano indagate complessivamente dieci persone. L'ipotesi è che il gruppo abbia pianificato l’invio in Turchia di Zanotti e Sandrini affinché un'altra articolazione del gruppo procedesse al rapimento dei due: da lì la prigionia quasi triennale.

La figura di Frrokaj è centrale nell’economia generale dell’indagine: è presente in termini operativi in entrambi i sequestri. E' stato lui a indurre Zanotti a partire per la Turchia attirandolo in quell’area con il pretesto di acquisire una partita di dinari iracheni fuori corso. 

Altri particolari di questa vicenda nelle pagine in edicola domani su Bresciaoggi.

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