Il femminicidio di Agnosine

Uccise la moglie a coltellate: l'accusa contesta la premeditazione

di Mario Pari
Le indagini sul massacro di Giuseppina Di Luca, avvenuto il 13 settembre 2021, sono chiuse. Il crimine che pesa su Paolo Vecchia è aggravato anche da crudeltà e vincolo coniugale
A sinistra, Giuseppina Di Luca, la vittima. A destra, la scientifica sul luogo del delitto
A sinistra, Giuseppina Di Luca, la vittima. A destra, la scientifica sul luogo del delitto
A sinistra, Giuseppina Di Luca, la vittima. A destra, la scientifica sul luogo del delitto
A sinistra, Giuseppina Di Luca, la vittima. A destra, la scientifica sul luogo del delitto

L’«avviso» è arrivato nei giorni scorsi, a poco meno di sei mesi di distanza da quelle coltellate che non lasciarono scampo. Da quel femminicidio che, il 13 settembre 2021, scosse Agnosine e la Valsabbia intera. Ora, appunto è arrivato il tempo della conclusione delle indagini preliminari per la morte di Giuseppina Di Luca, 46 anni.

Chi vibrò i fendenti, Paolo Vecchia, l’uomo da cui la vittima si stava separando, si costituì poco dopo l’uxoricidio ai carabinieri. Si avvalse della facoltà di non rispondere. Ma con il passare delle ore i carabinieri raccolsero testimonianze da conoscenti e colleghi. Da chi l’aveva visto arrivare ad Agnosine, la mattina in cui tutto si sarebbe fatto irreversibile per lui, ma soprattutto per la donna che aveva deciso liberamente d’andarsene, di cambiare compagno e vita.

La Procura in questa fase contesta a Paolo Vecchia l’omicidio volontario aggravato da premeditazione, vincolo coniugale e crudeltà. La difesa starebbe prendendo in considerazione la possibilità di una consulenza psicologica. Ma si tratta di aspetti che certamente potranno essere presi in considerazione nelle fasi successive del procedimento.

Al momento per Vecchia c’è la possibilità, secondo quanto prevede il codice, di chiedere d’essere interrogato entro 20 giorni dalla notifica della conclusione delle indagini nei suoi confronti. Trascorsi i 20 giorni, interrogato o meno la procura potrà chiedere il rinvio a giudizio.

La posizione dell’indagato in questo momento è evidentemente pesantissima. Lungo le scale dell’abitazione in cui Giuseppina Di Luca intendeva farsi una nuova vita vennero vibrate almeno dieci coltellate. Che la situazione si fosse fatta pesante tra i due coniugi era noto ad amici e conoscenti della coppia. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che le tensioni potessero sfociare nella decisione di porre fine all’esistenza della donna. Secondo quanto emerso nelle ore immediatamente successive al delitto non ci sarebbero mai state nemmeno denunce.

Rispetto alle aggravanti contestate al momento dell’arresto, c’è anche la premeditazione. A questo i carabinieri che fanno riferimento alla compagnia di Salò potrebbero essere pervenuti raccogliendo le testimonianze di coloro che avevano incontrato Paolo Vecchia prima del delitto. Il 52enne a un collega avrebbe detto: «Non vado al lavoro perché devo uccidere la moglie e costituirmi». E così avvenne, quella mattina di settembre.

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