LA POLEMICA

Uso dei social in campagna elettorale: l'Agcom contro la Loggia

di Giuseppe Spatola
Rolfi: «Norme violate». Castelletti: «Non c’era dolo"

L’Agcom ha accolto la denuncia del centrodestra contro il Comune di Brescia confermando la violazione delle norme che disciplinano le comunicazioni istituzionali in campagna elettorale con particolare riferimento ai profili social di Palazzo Loggia. Di fatto il Garante per le Comunicazioni nell’ordinanza datata 31 maggio ha condiviso la contestazione del candidato sindaco Fabio Rolfi presentata al prefetto di Brescia che aveva interessato Agcom. Nel mirino, quindi, sono finiti soprattutto i post su Facebook, Telegram e Instagram, come le locandine e e-mail istituzionali che per Agcom mancavano del «requisito dell’impersonalità».

Per l'Agcom violato l'articolo 9 della legge del 22 febbraio 2020

Per questo l’Agcom ha condannato la Loggia alla pubblicazione sulla homepage del sito istituzionale di un messaggio in cui esplicitamente indica la non rispondenza all’articolo 9 della legge 22 febbraio 2020 di tutti i post, le email e le locandine inserite dall’ordinanza del Garante.

L'affondo di Rolfi

«L'Agcom ha certificato una serie sterminata di violazioni della norma sulla par condicio da parte del Comune di Brescia durante la campagna elettorale - ha affondato il colpo Rolfi -. Locandine con il logo del Comune, sito internet istituzionale, comunicati stampa, senza contare le pagine social: mezzi che dovrebbero essere a servizio di tutti i bresciani e che sono invece stati utilizzati in maniera spudorata per la campagna elettorale del centrosinistra. Un brutto precedente per la città. L'autorità ha elencato 27 violazioni e obbliga il Comune di Brescia a pubblicare sul sito istituzionale l'elenco delle comunicazioni non rispondenti alla norma. È già la seconda volta che viene certificato l'uso improprio della comunicazione istituzionale da parte del centrosinistra in campagna elettorale. Era avvenuto anche nel 2018. Si tratta di un aspetto che a elezioni concluse ha ormai poco valore sotto il profilo elettorale, ma che testimonia ancora una volta come la sinistra si senta padrona della città gestendo il potere nel proprio interesse prima che in quello dei bresciani. Sicuramente in questi cinque anni saremo occhio vigile e attento anche sotto questo profilo. Faremo una opposizione che non farà sconti a chi pensa che Palazzo Loggia sia una sede di partito e non la casa di tutti i cittadini».

La sindaca Castelletti risponde su quanto avvenuto

Dal canto suo il neo sindaco Laura Castelletti ha preso atto dell’ordinanza e rilanciato la buona fede del Comune: «Prendiamo atto della delibera di Agcom, che ha ritenuto non rispondenti alla legge 28 del 2000 certi aspetti della comunicazione del Comune di Brescia, durante il periodo elettorale - ha detto Castelletti -. In particolare, la delibera fa riferimento ad alcune locandine, di eventi culturali o istituzionali, che riportavano il nome dei relatori e agli inviti spediti per la ricorrenza del 25 aprile dalla mail istituzionale del sindaco. Ci sono poi dei post social che, ricordiamo, al tempo dell’uscita della legge non esistevano e non venivano utilizzati. Immaginiamo, quindi, che in questo caso la norma sia stata applicata per estensione in una lettura restrittiva, di cui, come detto, prendiamo atto. La nostra intenzione è sempre stata quella di rispettare le norme vigenti con convinzione. Se ci sono state sbavature sono state causate da una diversa interpretazione della legge e non dalla volontà di aggirarla».

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