caccia

Via alla stagione venatoria ma con una grande incognita

di Mimmo Varone
Mercoledì al Tar l'udienza sul calendario. Sono poco meno di 19mila le doppiette bresciane
Sono poco meno di 19mila i cacciatori bresciani
Sono poco meno di 19mila i cacciatori bresciani
Sono poco meno di 19mila i cacciatori bresciani
Sono poco meno di 19mila i cacciatori bresciani

Se tutti i cacciatori bresciani stamattina staccassero la doppietta dal chiodo, sarebbero poco meno di 19 mila a onorare l’apertura della stagione venatoria 2023. Ma saranno molti di meno e mercoledì, secondo giorno utile, può accadere che tutti debbano riappendere il fucile dov’era. La caccia apre tra mille incertezze e una grande indignazione; e stavolta ai problemi di sempre se ne aggiungono un paio che gettano nel caos il mondo venatorio. Mercoledì davanti al Tar Lombardia si terrà l’udienza del ricorso presentato da Lac (Lega abolizione caccia) sul calendario venatorio regionale.

Le incognite

Tra i motivi del ricorso – spiega il presidente provinciale Federcaccia Marco Bruni – c’è che la Regione Lombardia ha approvato il calendario venatorio discostandosi (con motivazioni) dalle indicazioni Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che tra l’altro consigliava di aprire il primo ottobre. Mercoledì prossimo il Tar deciderà, e i cacciatori dovranno capire se il calendario verrà sospeso da subito in attesa delle motivazioni, oppure no.

A ciò si aggiunge la questione delle zone umide con obbligo di usare cartucce con pallini di acciaio anziché di piombo (reato penale). Il 15 febbraio scorso è diventata operativa la Convenzione europea Ramsar, che aveva lasciato due anni di tempo ai governi nazionali per adeguarsi. Ma da noi non lo hanno fatto – sottolinea Bruni – e il 23 febbraio una circolare ministeriale si è limitata a individuare zone umide «classiche», senza tener conto che la Convenzione impone il rispetto di 100 metri da tutte le aree adatte alla riproduzione della fauna, compresi fossi e rogge.

La bocciatura europea è venuta di conseguenza, e ora la materia è finita in forma di emendamento nella Legge Omnibus che andrà in votazione alla Camera dal prossimo 6 ottobre. In mancanza di una norma nazionale, oggi i cacciatori dovranno attenersi a quanto dettato dalla «Ramsar», del tutto operativa. E sono alla ricerca dei pallini d’acciaio obbligatori, che – spiega Bruni – non si trovano soprattutto per i fucili di piccolo calibro usati dai capannisti. Oggi se ne vedranno gli effetti.

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