IL «NUOVO» BENACO

L’Epifania del Garda: lago mai così basso da oltre trent’anni

di Stefano Joppi
Sale la preoccupazione nella Riviera degli Olivi: «Poche le carte da giocare, speriamo nel disgelo»
Durante la scorsa stagione estiva sono emersi dei tratti di fondale a causa dell’abbassamento dei livelli del Garda
Durante la scorsa stagione estiva sono emersi dei tratti di fondale a causa dell’abbassamento dei livelli del Garda
Durante la scorsa stagione estiva sono emersi dei tratti di fondale a causa dell’abbassamento dei livelli del Garda
Durante la scorsa stagione estiva sono emersi dei tratti di fondale a causa dell’abbassamento dei livelli del Garda

Mai cosi basso dagli anni Novanta. Il Lago di Garda ieri, nel giorno della Befana, era fermo a 41 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera. Ben sessanta centimetri in meno rispetto lo stesso periodo dello scorso anno risultato poi tra i più siccitosi della storia con tutte le problematiche connesse (turismo, agricoltura, navigazione, approdi) per il più grande bacino d’acqua dell’Italia.

La preoccupazione dei sindaci tra livello e qualità dell'acqua

Un dato che preoccupa anche i sindaci della Riviera degli Olivi. «Nessun allarmismo ma è evidente che il livello del Garda è molto basso», afferma il primo cittadino di Bardolino Lauro Sabaini. «Bisogna però vedere cosa succederà nel periodo marzo-aprile e confidare soprattutto nell’apporto del disgelo del manto nevoso, speriamo copioso, per alimentare gli affluenti che poi invaseranno il lago. Prima di allora non abbiamo molte carte da giocare», conclude Sabaini.

«Sono molto preoccupato», gli fa eco Stefano Nicotra, primo cittadino di Torri che punta il dito anche sulla qualità dell’acqua che viene immessa nel lago di Garda dal fiume Sarca, dove confluiscono liquami fognari che il depuratore di Linfano, ad Arco, non riesce a trattare. «Non si scherza, stiamo giocando con la salute, il lago e l’intera economia ad esso collegata», tuona Nicotra che vedrà i suoi colleghi venerdì a Torri per discutere del problema.

Vertice tra primi cittadini, poi la riunione della Comunità del Garda

Una riunione che precede l’assemblea generale della Comunità del Garda in programma a Desenzano il 21 gennaio. Un’assise che tra i tanti punti all’ordine del giorno non potrà toccare quello collegato all’utilizzo dell’acqua del Benaco e alla revisione dell’attuale modalità di gestione idrica ad oggi disciplinata da una Circolare Ministeriale del 1965.

Di certo l’imperativo categorico deve essere il risparmio di acqua con colture meno idrovore nella campagna mantovana passando dalla razionalizzazione del sistema irriguo, con abbandono progressivo dello scorrimento e incremento dei sistemi a goccia e a pioggia. Tematiche sulle quali ha le idee ben chiare l’assessore di Peschiera e vice presidente della Comunità del Garda Filippo Gavazzoni.

La revisione della gestione idrica

«Alla luce delle mutate esigenze socio-economiche e dei cambiamenti climatici avvenute negli ultimi 60 anni è necessaria una modifica della circolare 55 del 1965. L’ottimo lavoro portato avanti negli ultimi vent’anni dall’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) ha assicurato una gestione attenta e oculata dei livelli del lago di Garda e del sistema idrico connesso, garantendo sia in tempo di crisi idrica che di abbondanza, la sicurezza idraulica e l’approvvigionamento per tutti gli attuali usi plurimi».

«Questa proposta di modifica si pone come un cambiamento epocale e l’ho già proposta ai consorzi irrigui mantovani, con i quali dovremo affrontare tecnicamente la questione», riprende Gavazzoni. «La revisione di tale “norma” non è solo una mera questione di ricalcolo dei metri cubi e della risorsa idrica disponibile, ma di fatto diventa una modifica dettata dalla presa di coscienza che il mondo non è più quello degli anni Sessanta e quindi serve adattare gli usi e gestioni alle evidenze presenti e future. Questo passaggio è fondamentale. Il turismo e la disponibilità di risorsa idrica ad uso idropotabile non era certo al centro delle discussioni della società d’allora, oggi lo è e se ne deve tenere conto subito».

E poi continua. «Anche il comparto agro-alientare mantovano che utilizza l’acqua del Garda pari ad un volume annuo stimato in 900 milioni di metri cubi è cambiato, collocandosi come un’eccellenza italiana, ma anche il turismo è cambiato. Inoltre le concessioni per l'utilizzo idrico, per esempio delle centrali idroelettriche, come di altri impianti che necessitano di approvvigionamento devono in futuro tenere conto della reale disponibilità idrica che il Garda può ancora garantire e non possono più basarsi su quote e volumi passati. Non per ultimo i cambiamenti climatici in corso, definiti da vari studi scientifici stanno delineando un quadro evolutivo preoccupante rispetto alla presenza idrica alla quale siamo sempre stati abituati. Ridefinire quote e derivazioni idriche rappresenta la base di partenza, imprescindibile, per una salvaguardia del lago di Garda», conclude Gavazzoni.

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