l'intervista

La ricercatrice bresciana che dà nuova vita alle opere d’arte con il «progetto Van Gogh»

di Milena Moneta
Emanuela Bosco, docente di ingegneria Applicata all’ Università della Tecnologia di Eindhoven (Olanda), ha ricevuto un finanziamento europeo di un milione e mezzo di euro da parte dell’European Research Council (ERC)
Al top Emanuela Bosco lavora a Eindhoven, in Olanda
Al top Emanuela Bosco lavora a Eindhoven, in Olanda
Al top Emanuela Bosco lavora a Eindhoven, in Olanda
Al top Emanuela Bosco lavora a Eindhoven, in Olanda

 L’ingegneria salva la bellezza. Cercando i punti di non ritorno nel degrado di vari materiali, cemento, ma anche carta e fibre comprese, il «progetto Van Gogh» ovvero la ricerca sul decadimento dei dipinti antichi ha ricevuto un finanziamento europeo di un milione e mezzo di euro da parte dell’European Research Council (ERC) che finanzia ricercatori di eccellenza. E il prestigioso riconoscimento -2200 erano i progetti proposti- è andato ad una bresciana: l’ingegner Emanuela Bosco, docente di ingegneria Applicata all’ Università della Tecnologia di Eindhoven (Olanda) dove vive da 10 anni con il marito Riccardo Bigoni e tre figli (Elisabetta di 8 anni, Marta di 5 e Filippo di 3).

Il «progetto Van Gogh»

Per cinque anni potrà studiare la complessa fisica che sta dietro danni, crepe e distorsioni nei dipinti storici e che ne causano il degrado anche in modo irreparabile. Il metodo che la ricercatrice bresciana sta sviluppando parte dal comportamento della tela e della pittura su microscala, attraverso campioni appena visibili (dimensioni micrometriche) di opere d'arte originali sottoposti a test meccanici. I dati inseriti in un modello computerizzato prevedono il comportamento su scala più ampia.

Così applicando la meccanica computazionale al patrimonio culturale unisce il suo interesse scientifico con l’amore per la bellezza e l’arte dato che è diplomata in viola con cui ha suonato per l’orchestra della Rai di Torino. «È una grandissima opportunità perché consente la ricerca senza risvolti commerciali - dice anche un po’ stupita dell’interesse dei media per i successi scientifici- e di applicarla ai beni culturali, soddisfacendo così anche la mia vocazione artistica. È un grande privilegio, ma anche onere: dovrò condurre la ricerca nel modo migliore e con il massimo impegno scientifico».

Chi è Emanuela Bosco

La carriera di Emanuela Bosco è di quelle che fanno invidia: laurea magistrale con lode, dottorati di ricerca in diverse parti del mondo, ricerche scientifiche in team internazionali, già parecchi premi e già finanziata più volte con centinaia di miglia di euro come ricercatore di alto livello dal NWO consiglio nazionale delle ricerche dei Paesi. Soddisfazione poi anche a Botticino sera dove vivono il papà Alessandro, ex docente universitario e la mamma Pia Giacomello, ex docente di matematica (il fratello Stefano è ricercatore a Berna): «Lavora in silenzio rischiando di non essere apprezzata - dice la mamma - invece ha ottenuto sempre risultati incredibili come questo». Ennesimo caso di fuga dei cervelli il suo? «La chiamerei opportunità per lavorare e fare esperienza, occasione di crescita -dice l’interessata- L’Italia mi manca tanto, ma qui lavoro e vita sono ben organizzati e offrono vantaggi per conciliare impegni familiari, vita privata e quella lavorativa».

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