Seconda vita per i vestiti nel cassonetto di Humana davanti all’oratorio

di M.BEN.
A Collebeato una seconda vita per  i vestiti è ancora possibile
A Collebeato una seconda vita per i vestiti è ancora possibile
A Collebeato una seconda vita per  i vestiti è ancora possibile
A Collebeato una seconda vita per i vestiti è ancora possibile

Spesso i vestiti che non usiamo più e di cui vogliamo sbarazzarci per fare spazio nell’armadio non sono rovinati o da buttare, è possibile riutilizzati. Si possono ad esempio donare a enti benefici che li fanno avere a persone in difficoltà. Da qualche mese, però, a causa dei rischi legati alla pandemia, molte delle parrocchie e delle associazioni benefiche a cui era possibile portare vestiti usati hanno interrotto l’attività di raccolta. Ma ci sono alternative per liberarsene in modo sostenibile e senza rischi di contagio. Anche a Collebeato, nel parcheggio di fronte all’oratorio, c’è un cassonetto giallo per la raccolta dei vestiti usati gestiti da Humana, un’organizzazione umanitaria indipendente e laica nata nel 1998 per portare avanti vari progetti a scopo sociale in Italia e nel mondo. Tra le sue attività c’è la raccolta di vestiti usati, che avviene tramite oltre 5mila cassonetti distribuiti in circa 1.200 comuni italiani. Dove finiscono e come vengono usati? I vestiti, le scarpe e le borse raccolte vengono smistate da un gruppo di addetti che ne decide la destinazione. Nel 2019, sono stati quasi 25 milioni i chili di indumenti e accessori conferiti dai cittadini nei contenitori con il logo Humana. La maggior parte viene destinata a persone che ne hanno bisogno, soprattutto in Africa. L’ORGANIZZAZIONE umanitaria può contare su una rete di 480 negozi solidali in Europa e negli Stati Uniti, dove arrivano gli abiti giudicati di particolare valore. In Italia i capi migliori sono venduti nei negozi di abbigliamento vintage che Humana ha a Bologna, Milano, Roma e Torino. Il ricavato dei punti vendita viene poi investito nei progetti dell’organizzazione. l 64,8% dei vestiti donati è destinato al riutilizzo, il 25,4% circa è riciclato per recuperare le fibre, in quanto troppo usurati, e solo una minima parte (9,8%) è destinata al recupero energetico.

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