il caso

Torbiere del Sebino troppo vulnerabili: «I cacciatori sconfinano»

di Simona Duci
L’associazione Amici della Riserva è tornata a bonificare la zona di tutela dalle cartucce abbandonate
La carcassa di cinciallegra e alcune cartucce recuperate
La carcassa di cinciallegra e alcune cartucce recuperate
La carcassa di cinciallegra e alcune cartucce recuperate
La carcassa di cinciallegra e alcune cartucce recuperate

C’è una nuova emergenza che minaccia le Torbiere, una delle zone umide più grandi e importanti d’Europa. I cacciatori continuano a sconfinare nell’area protetta, un cuscinetto dove l’attività venatoria è vietata per salvaguardare l’avifauna che vive nella Riserva. Il fenomeno è alimentato anche e soprattutto dalla mancata demarcazione netta delle zone dove si può sparare che più o meno in buonafede vengono superate dai cacciatori. Ma non ci sono invece giustificazioni alle cartucce abbandonate nell’oasi e all’inquinamento da piombo provocato dai pallini.

La denuncia

La situazione è stata segnalata per l’ennesima volta ieri dai volontari dell’associazione Amici della Riserva, che da tempo sostengono come la mappatura dei confini di tutela sia inadeguata. I membri del gruppo hanno trascorso la domenica mattina a raccogliere un quantitativo non indifferente di plastica dei bossoli (che per legge i cacciatori sarebbero tenuti a raccogliere) in un area naturalistica di pregio. I volontari hanno recuperato anche la carcassa di una cinciallegra, specie protetta ed a rischio estinzione, abbattuta da colpi di fucile e abbandonata a terra. Gli amici della Riserva sottolineano che tutto avviene all’interno della cosiddetta «As» area sensibile, posta all’esterno del confine della Riserva dove di fatto è legale cacciare. La zona si trova ad una notevole vicinanza con l’oasi protetta.

Il problema

«Un confine tra legalità e illegalità che permane senza che sia stata trovata una soluzione incisiva - si legge nellla nota dell’associazione -. Non è solo una questione legata alla tutela dell’avifauna protetta, ma anche di inquinamento che va a sommarsi ad altri fattori di rischio dell’enclave naturalistica». Di certo, i cacciatori si appostano a pochi metri all’esterno della zona protetta sparando anche agli uccelli che attraversano la zona di salvaguardia. Difficile comunque fare la cernita tra furbetti della doppietta e appassionati dell’attività venatoria che sbagliano in buona fede. Ci si chiede perché nonostante le tante richieste l’allontanamento della caccia da una Riserva naturale, non abbia mai avuto esito favorevole. «Ci rammarichiamo – scrivono ancora gli Amici della Riserva -che il presidente della Riserva Torbiere del Sebino non abbia mai dato riscontro a tutte queste segnalazioni, lasciando che queste indecorose situazioni totalmente impunite proseguano nel tempo».

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