dopo il rapimento

Valsabbia, cucciolo di alpaca riportato a casa. Affidato alle cure della veterinaria

di Redazione web
Disidratato e in condizioni gravi è stato ritrovato nel giardino dell'azienda agricola Fattoria di Marta. Chi se ne era appropriato, forse in preda a un rimorso di coscienza, l'ha riportato a casa.
L'alpaca circondato dall'affetto dei proprietari e della veterinaria
L'alpaca circondato dall'affetto dei proprietari e della veterinaria
L'alpaca circondato dall'affetto dei proprietari e della veterinaria
L'alpaca circondato dall'affetto dei proprietari e della veterinaria

Era diventato un caso nazionale per la mancanza di  precedenti, in tutta Italia. Parliamo del furto - o meglio il rapimento - di un cucciolo di alpaca avvenuto nella «Fattoria di Marta» di Prevalle, in Valsabbia (Brescia). Ebbene, la vicenda ha avuto un lieto fine: Capitan America (questo il nome della bestiola) è tornato a casa. Molto affaticato, disidratato e provato, l'animale è stato affidato alle cure della veterinaria.  A dare l'annuncio, sulla pagina Facebook, è l'azienda agricola. «Il delinquente si è sentito accerchiato e per fortuna, con un briciolo di coscienza, l' ha riportato a casa» si legge nel post. 

 

 

Il furto risale a domenica pomeriggio

Il cucciolo era stato  rubato domenica pomeriggio. «Sono disperata, non so cosa fare - raccontava  la titolare Marta Cerri - perché non è una questione solo economica, ma anche e soprattutto affettiva. L’alpaca è un animale gregario, da solo non sopravvive perché va subito in stress e si rifiuta di mangiare: siamo molto preoccupati per la sua sorte».

L'esemplare vale 4-5 mila euro: colpo su commissione?

Il valore di mercato di un esemplare come questo si aggira tra i 4 e i 5 mila euro, ma è difficilmente rivendibile perché facilmente riconoscibile. I proprietari avevano cercato l'alpaca ovunque spiegando che   «non si allontana mai da solo».  

L'appello 

La denuncia era stata subito  presentata. Allertati i carabinieri e gli agenti della polizia locale: al vaglio degli inquirenti sia le immagini girate dalle telecamere private dell’azienda agricola, sia quelle esterne, in paese. Poi era partito l'appello pubblico: chi sa chiami.   

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