Scheletro preistorico scoperto nelle grotte di Cariadeghe

di Alessandro Gatta
Il ritrovamento da parte di un gruppo di speleologi durante un'esplorazione sotterranea in località Boca del Züf. Appartiene a una donna, ribattezzata Masha, di età compresa tra i 40 e i 50 anni Rinvenuti anche i resti di animali, in particolare di un gigantesco orso delle caverne
Una parte del teschio  estratto dal terreno nelle grotte di Cariadeghe
Una parte del teschio estratto dal terreno nelle grotte di Cariadeghe
Le foto del ritrovamento preistorico

Giaceva in quella grotta ormai da quasi tremila anni: caduta, precipitata per chissà quale motivo - e qui la storia, già bella di suo, si tinge anche di giallo - e nascosta agli occhi di chiunque fino all'inaspettato ritrovamento. È la storia di Masha, questo il nome che le è stato dato, una donna vissuta tra il X e il VI secolo a.C. (la prima Età del ferro) e il cui scheletro (completo e ben conservato) è stato da poco recuperato, ritrovato in una delle tante cavità dell'altopiano di Cariadeghe, a Serle.

Mercoledì un incontro con i dettagli del ritrovamento

I dettagli del ritrovamento saranno svelati mercoledì sera (dalle 20) nella Casa dei serlesi, in presenza di tutti i protagonisti dell'incredibile vicenda: chi lo scheletro l'ha individuato, ovvero gli speleologi, chi se ne sta prendendo cura, la Soprintendenza e i suoi collaboratori, chi il territorio lo conosce bene, i rappresentanti del Comune. Lo scheletro di Masha è stato individuato il 19 dicembre 2021 dagli speleologi Nicolò Falgari, Vincenza Franchini, Stefano Maccabiani e Massimo Pozzo dei gruppi Underland, Gruppo grotte Alto Garda Bresciano e Gruppo grotte Brescia, impegnati nell'esplorazione di una nuova grotta in località Boca del Züf, sull'altopiano.

Lo scheletro ritrovato oltre 12 metri sotto terra

L'ingresso di quell'imbuto sconosciuto, un piccolo foro nascosto tra rocce e vegetazione, venne avvistato grazie a un'intuizione di Falgari (gruppo Underland): i quattro, dopo aver liberato l'accesso, si sono calati per oltre 12 metri atterrando in un'ampia sala. Nel continuare l'esplorazione, gli speleologi si sono immediatamente accorti di essere capitati in un luogo particolare: sparsi sul pavimento roccioso, infatti, sono stati trovati i resti ossei di diversi tipi di animali (roditori, capre, pecore e cinghiali) e, in fondo a un piccolo cunicolo, i resti di un Ursus Spelaeus, enorme orso delle caverne estinto più di 30mila anni fa.

A fianco di ossa e scheletri animali ecco che è apparso quel che rimaneva di un essere umano, nelle vicinanze di un grosso masso, semisepolto da sassi e fango. Immediatamente sono stati avvisati Comune e Soprintendenza, e la mobilitazione è stata rapida: dopo vari sopralluoghi lo scheletro di Masha - così chiamata perché trovata vicino a un orso: chi ha figli piccoli ha già capito - è stato riportato in superficie ai primi di febbraio dello scorso anno.

Una squadra di specialisti ha dato il via a un'imponente indagine interdisciplinare: un dream team di esperti composto dalle archeologhe della Soprintendenza Cristina Longhi e Serena Solano, dall'archeologo Marco Tremari della ditta Sap srl, dall'antropologo Omar Larentis, coordinatore del centro di Osteoarcheologia e paleopatologia dell'Università dell'Insubria. Sono stati effettuati rilievi, fotogrammetrie in 3D, raccolti tracce e reperti e tanto altro: lo scheletro di Masha è stato portato prima all'ateneo di Varese e poi all'Università di Trento, dove si trova ancora oggi.

Non prima di aver inviato un campione al centro europeo di Mannheim, Germania, per la datazione con il carbonio 14. «Non avendo stranamente trovato oggetti appartenenti alla defunta, come ornamenti e fibule - spiega Cristina Longhi - sono stati applicati metodi di archeologia forense per ricostruire le cause della morte. Una volta assodato il periodo del decesso, si è risaliti alla sua età: era una donna matura, tra i 40 e i 50 anni, in buono stato di salute. È stata poi verificata la morte dovuta a fratture a cranio e collo, per la brusca caduta dall'imbocco della grotta su uno sperone di roccia: che sia caduta accidentalmente o che qualcuno l'abbia spinta giù, rimane un mistero».

Ritrovati anche resti animali

Gli accertamenti su Masha proseguono senza sosta, ma si studia anche il «contorno» (cioè i resti animali): «Le ossa dei piccoli animali - continua Longhi - potrebbero essere state gettate dai cacciatori che già 12 mila anni fa frequentavano l'altopiano. Per quanto riguarda i resti di Ursus, ipotizziamo fosse una grotta utilizzata per il letargo, da cui era possibile accedere da un'apertura frontale ora occlusa».

Il Comune giustamente gongola e invita tutti alla serata di mercoledì: «Ci siamo attivati fin da subito - dice l'assessore Oscar Benedetti - nella massima collaborazione con speleologi e Soprintendenza: un bel gioco di squadra, un lavoro serio e professionale. Ora vogliamo che anche i nostri cittadini conoscano la storia». 

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