Nella rete del Noa tre bracconieri al giorno

Centinaia di uccelli protetti uccisi sequestrati dal Noa
Centinaia di uccelli protetti uccisi sequestrati dal Noa
Centinaia di uccelli protetti uccisi sequestrati dal Noa
Centinaia di uccelli protetti uccisi sequestrati dal Noa

Sarebbe bello poter accogliere le tesi di chi parla di una netta separazione, nel Bresciano, tra caccia e bracconaggio. Ma cosa dire, per esempio, del capannista di Monticelli Brusati sorpreso su un filare di trappole che nel giorno in cui è stato bloccato aveva appena abbattuto a fucilate 100 pettirossi? O di un altro cacciatore di Lumezzane che nel congelatore di pettirossi ne aveva 250? Senza dimenticare quello franciacortino denunciato per l’abbattimento di specie particolarmente protette ma anche per il possesso non autorizzato di 1.022 cartucce.

TRE CASI emblematici. Solo alcuni dei tanti portati alla luce in pochi giorni di intenso lavoro svolto spesso di notte, sempre all’aperto e a volte sotto la pioggia, dal secondo contingente (dei risultati del primo Bresciaoggi aveva già riferito) del Nucleo operativo antibracconaggio della forestale: un piccolo reparto (pure ridotto di una pattuglia rispetto allo scorso anno) che in meno di un mese ha denunciato 86 bresciani allergici alle regole. In buona parte titolari di licenza di caccia. E insieme sequestrato 22 fucili, 900 trappole «sep», 200 archetti, 22 fonofil e 89 reti e liberato 800 uccelli vivi.

Dal consuntivo del Noa emerge che sono davvero in tanti pronti a fare qualsiasi cosa per saccheggiare un bene statale come la fauna selvatica; anche a nascondendosi dietro finte finalità scientifiche. Per la seconda volta negli ultimi anni, per esempio, il Noa ha bussato alla porta di un imprenditore agricolo della Franciacorta che pur non avendo alcuna autorizzazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e della Regione catturava uccelli da mesi sostenendo di studiarne la migrazione. Nella sua proprietà, oltre ai richiami elettroacustici udibili a centinaia di metri, i forestali hanno smantellato 1.600 metri quadrati di reti e liberato alcune pispole.

Il buco nero del commercio illegale di uccelli è stato indagato dal Noa anche con la scoperta di un caso clamoroso in una altrettanto conosciuta uccelleria di Sarezzo. I forestali ci sono arrivati sviluppando una indagine di livello nazionale e trovando e liberando la bellezza di 750 uccelli vivi, prevalentemente allodole ma anche frosoni, peppole e fringuelli, senza anello di identificazione e provenienti certamente da lontano. I proprietari della rivendita, denunciati per ricettazione, hanno tentato di sostenere che gli animali arrivavano da un presunto allevamento di Polaveno; peccato che nella struttura in questione, come certificato anche da un veterinario, c’erano solo alcune coppie riproduttrici e un ambiente non di certo adatto alla già quasi impossibile riproduzione in cattività delle allodole.

Passando al bracconaggio puro, tra i tanti il Noa ha messo le mani su un trappolatore di Zone che aveva piazzato 100 «sep» e che ne aveva altrettanti a disposizione: 230 i pettirossi già uccisi; tanti, pronti probabilmente per essere rivenduti sul mercato clandestino degli spiedi. Ma anche sul vicino di casa del citato cacciatore di Monticelli che gestiva in giardino due reti e 25 richiami protetti. E poi ci sono i casi curiosi. Quest’anno il reparto della forestale ha denunciato per reati venatori anche tre donne, e tra queste la moglie di un ex cacciatore di Adro (la licenza gli è stata sospesa), colpita col marito dall’accusa di furto aggravato in concorso. Di fronte al tentativo di ispezione della loro proprietà, scattato dopo l’avvistamento dall’esterno di gabbie con uccelli protetti, i due hanno accolto gli agenti con urla e spintoni. Alla fine i forestali sono entrati bloccando il marito mentre liberava dei pettirossi nascosti in cantina. La moglie si è seduta su un congelatore cercando di impedirne l’apertura. La perquisizione ha portato al sequestro di reti e 200 esemplari morti di avifauna tutelata. P.BAL.

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