Furore senza tempo Sono «grappoli d’ira»

John Steinbeck (1902-1968)

La crisi agricola, economica e sociale che strangolò gli Stati Uniti fra il 1929 e l’attacco a Pearl Harbor: questo è Furore, romanzo che John Steinbeck pubblicò nel 1939., C’è dentro l’odore della polvere, la terra arsa dalla siccità, i bambini ammalati e affamati, ma pure le casupole stritolate dalla speculazione, l’umidità che penetra le ossa., E insomma: è il furore che si fa strada., Il titolo originale – The grapes of wrath (grappoli d’ira) – dà forse più il senso di una rappresentazione che si snoda fra disperazione e speranze finite nella polvere di un incedere verso il «chissà», fra calamità, sfruttamenti, disastri ambientali, migrazioni di massa., La disperazione lascia il posto alla furia, alla ribellione che monta quasi incredula a sé stessa, fino al furore., Quel che ieri dava da mangiare e da lavorare a tutti, è strumento di disperazione e di morte., I soldi presi in prestito non possono essere restituiti, la merce venduta non dà a sufficienza per vivere., La vita ci lascia incalzata dalle avversità e la forza non basta a fermarne l’inevitabile., «California!

In California c’è l’Eden!»., E allora?, «E allora andiamo!» Contrariamente alla strada senza meta di Kerouac, ché per lui la meta è la strada stessa, qui la meta di Steinbeck è la salvezza di uomini, donne, bambini., Tutti stipati in una carovana che si muove verso una terra da coltivare, una vita nel segno di un futuro in cui credere perché si vuole – tenacemente – credere!, Si vuole credere che sia possibile iniziare di nuovo, che ci sia sempre un’altra possibilità., Oklahoma alle spalle, si viaggia lungo la U.S., Route 66: non una strada, ma una possibilità., Chilometri e vita, fra paesaggi che cambiano come i sentimenti, come lo skyline., C’è chi muore, chi va avanti nonostante tutto., Nonostante tutto, ché forse è proprio questo l’inno alla vita.

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