Una mostra e un libro per non dimenticare la fine di George Floyd

Giangiacomo Rocco di Torrepadula, in arte GG: autore del progetto, vive in Franciacorta dove ha il suo studioLa copertina di «A postcard for Floyd. A blind sight story»

Nel terzo anniversario della morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto bianco di Minneapolis che lo tenne a terra per 9 minuti, soffocandolo con un ginocchio sul collo, oggi – inaugurazione alle 18 – apre a Milano, visitabile sino al 18 giugno 2023, negli spazi di Assab One la mostra «A postcard for Floyd., A blind sight story», nata da un’idea di Giangiacomo Rocco di Torrepadula, in arte GG, a cura di Luca Panaro, in collaborazione con Chiara Ferella Falda e Pier Paolo Pitacco, realizzata con il contributo di Fondazione Cariplo., L’esposizione scaturisce da un progetto di mail art partecipativo legato a una riflessione sulle neuroscienze comportamentali per combattere il pregiudizio, in primis razziale., Vedendo le immagini della disumana morte di Floyd, GG ha istintivamente scattato una sequenza fotografica di una candela privata della sua fiamma: nove fotografie per ciascuno di quei drammatici minuti., Il progetto ha coinvolto centinaia di persone ed è sfociato oltre che nella mostra milanese, in un libro edito da Skira, da pochi giorni nelle librerie., Ci sono circa 400 cartoline, piccole grandi opere d’arte dedicate a George Floyd e a ciò che la sua morte ha rappresentato, realizzate da persone comuni e nomi noti come Oliviero Toscani, Cristiana Capotondi, Gad Lerner, Carlo Verdelli, Riccardo Chailly, Giulio Cappellini, Italo e Margherita Rota, Maurizio De Giovanni., Il disegno di Rocco di Torrepadula nasce artisticamente con la sequenza di fotografie della candela, e al contempo da un’intima riflessione già in atto dell’autore che, scoprendosi con un atteggiamento inaspettatamente razzista in occasione di un incontro casuale con un homeless nero a San Francisco, ha deciso di iniziare un’indagine su se stesso., «Chiariamolo subito: questo è un progetto che parte da uno spunto egoistico, per ritrovare la mia libertà., E non è un progetto per le persone nere, è per quelle come me, bianche (e italiane)», afferma l’artista nel suo testo introduttivo al libro., E ancora: «Esiste una strana malattia., Si chiama Blind Sight., Accade quando la parte del cervello deputata alla decodifica del segnale visivo si lesiona e non riesce più a elaborare le informazioni che l’occhio continua a inviare., Si diventa ciechi, almeno in apparenza.

Perché in realtà si mantiene una capacità visiva inconscia., Il cervello continua a registrare i segnali che l’occhio invia., Un esempio?, «Si evitano ostacoli, o si individuano oggetti che si spostano., Ma in modo del tutto incosciente., Lo si fa senza saperlo di fare, né ricordarsi di averlo fatto., La Blind Sight è una cecità mentale della coscienza., Un’incredibile analogia con il razzismo e con i pregiudizi., Ogni pregiudizio, ogni razzismo, non è altro che il risultato di paure che agiscono mettendoci in guardia contro quello che ci hanno insegnato a vedere come ‘diverso’., Ma troppo spesso lo fanno a livello inconscio., Sono paure che agiscono senza che ne siamo consapevoli, rendendoci meno liberi di fare scelte ‘nostre’ e più condizionati dal costrutto sociale., Pregiudizi e razzismo sono la nostra Blind Sight rispetto alle nostre paure., O per lo meno di certo la mia».•., © RIPRODUZIONE RISERVATA

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