SCENARIO GRIGIO

Ci aspetta un lungo tango con i prezzi

La Federal Reserve, confermate le preoccupazioni sull’inflazione, ha aumentato il tasso d’interesse di riferimento di mezzo punto., L’idea della Banca centrale degli Usa è di segnare “bandiera rossa” (restrizione) sul mercato monetario, operando affinché il tasso dei Federal Funds Rate (che è l’interesse dei prestiti interbancari a brevissimo termine) raggiunga il 4,5%., La “ratio” è che tutto questo, ricadendo infine sull’onerosità delle operazioni delle banche commerciali con la clientela, evidenzi la volontà della stessa Fed di tirare il freno., La Banca centrale europea è schierata sulla stessa linea, ma deve fare i conti con un’inflazione più “geopolitica”, cioè più esogena all’economia di quella in Usa., Nondimeno, anche l’Eurotower ha alzato dello 0,5% i suoi tassi di riferimento., Una sorta di corridoio con a pavimento il tasso sui depositi delle commerciali detenuti, per tetto quello di riferimento per le operazioni a brevissima, in mezzo il tasso per i prestiti settimanali della Bce sempre alle commerciali., La scelta condivisa dalla Fed è più moderata rispetto ai precedenti innalzamenti del costo del denaro., Il timore è che la lotta all’inflazione implichi una frenata tale dell’economia da farla deragliare., Insomma, i banchieri centrali devono fare uno scambio incerto tra il rischio di indurre recessione e quello di liberare la corsa dei prezzi., Powell e Lagarde formalmente dichiarano di opporsi alla minaccia data dai prezzi fuori controllo., Sono credibili?, In parte, nel senso che la politica monetaria decisa a Washington e Francoforte, a cui si è subito allineata la Old Lady (la Banca centrale del Regno Unito), ha in parte preso in contropiede i mercati, che si aspettavano passi meno bruschi., Ma le borse recepiscono l’incertezza delle banche centrali esibita da una crescita dei tassi minore del passato.

Qui i banchieri centrali paiono richiamare il «fare un passo indietro per fare due passi avanti» di (addirittura) Lenin., Cioè di fare tattica politica contro l’inflazione., È vero che la stabilità dei prezzi è il senso della missione delle banche centrali, ma è pure vero che la lotta all’inflazione genera mostri quali recessione e correlato dissenso politico / sociale., Tutto ciò richiede prudenza, magari tatticamente rallentando le pulsioni genetiche (statutarie per la Bce) per politiche monetarie maggiormente austere., Il fatto è che l’inflazione di questo periodo, specie nell’Ue, è figlia della transizione verde, della guerra in Ucraina e relativi shock da materie prime e dunque è meno domabile dalla politica monetaria., Significa che le banche centrali perdono potere nei confronti della politica, che sempre vede nella lotta all’inflazione conseguenze recessive ovvero danni elettorali., Così negli atti devono essere più misurati che nelle parole, onde evitare che cadute di reddito e proteste sociali inducano governi e Parlamenti a ridurne autonomia e indipendenza in nome dello sviluppo., Lo stratega cinese Sun Tzu diceva che il massimo è «vincere senza combattere» e la sua «Arte della guerra applicata alla moneta» dice che il massimo per il banchiere centrale è domare l’inflazione con la credibilità della sua decisione a farlo., Il draghiano «farò tutto ciò che serve e basterà» fu creduto e salvò l’euro., Viceversa, oggi le banche centrali vanno di rimessa, tant’è che la stessa Bce ha rinunciato a giocare d’anticipo e aggiusta le decisioni monetarie alla contingenza., È il «pensiero debole» che dalla filosofia raggiunge i templi della moneta?, Chissà., Resta che per Lagarde è più dura che per Powell, perché qui l’inflazione dipende di più da effetti esterni, dove la Bce è disarmata o quasi., Significa che ci aspetta un lungo tango dei prezzi.

Suggerimenti