MOSSE DI FED E BCE

Ci aspetta una corsa dei tassi d'interesse

Ci aspettano tassi d’interesse in crescita? Probabile. Infatti la Federal Reserve e, più prudentemente, la Bce si apprestano ad abbandonare anni di politica monetaria accomodante. Prima la crisi del 2008, poi la pandemia, hanno obbligato entrambe a sostenere l’economia pompandovi liquidità; ora, invece, l’inflazione, prima esorcizzata come transitoria, le induce a severità. Accadrà proprio? Forse la guerra in Ucraina, se dovesse divenire un Vietnam europeo, potrebbe cambiare le cose. Al momento, però, la severità monetaria è in auge. O, almeno, così suppongono i mercati in fibrillazione, poiché associano tassi alti a timori di perdite. Protagonista, dunque, l’inflazione; meglio, una mutata sua valutazione da parte delle banche centrali.

Così, abbandonata l’idea che fosse un fenomeno transitorio imputabile a interruzioni logistiche da pandemia ora, viceversa, il timore è che il fenomeno inflattivo, incistandosi via rimbalzi dei prezzi di settore in settore, divenga una presenza fissa nell’intero sistema economico. Per molti è un ritorno agli anni ’70 del ‘900; ma allora, è bene ricordarlo, c’era la stagflazione, perverso mix di prezzi in corsa e recessione. Un assurdo, in apparenza, perché forte dinamica dei prezzi e recessione dovrebbero essere fenomeni opposti. Per questo la cura è difficile perché agire contro uno di essi rischia di favorire l’altro. Comunque, la Fed appare più preoccupata dall’inflazione della Bce, in quanto teme maggiormente le tensioni sul mercato del lavoro foriere di una spirale salari/prezzi. Altra la situazione in Europa, dove le paure di recessione pesano più che oltre Atlantico. Conseguentemente, la missione della Bce è più difficile perché, essendo meno probabile che in Usa l’inflazione da domanda, quella da costi delle materie prime è poco e male trattabile dalla politica monetaria. La guerra, naturalmente, peggiora le aspettative, come dimostra la caduta della fiducia di famiglie e imprese e la recente frenata della produzione industriale in vari Paesi europei per mancanza di materiali. Cosa perfetta per la stagflazione (meno cose, più care) e un dramma “esistenziale” per la Bce che sa che tagliare la domanda per frenare i prezzi con economie in rallentamento è creare una bomba socio/politica. Il tutto in una Ue divisa tra una visione statalista/interventista e una più orientata alla capacità del mercato di bilanciarsi. Una missione difficile per la Bce che, comunque, tenderà ad adeguarsi alle decisioni della Fed. Insomma, la prospettiva è quella di un aumento dei tassi d’interesse. Eppure il conflitto in Ucraina potrebbe cambiare tutto. Perché la finanza di guerra trasforma le banche centrali in bracci del Tesoro e impone loro politiche monetarie non ortodosse, cioè espansive. Una bella sfida per le nostre affaticate democrazie.

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