I ragionieri Ue non bastano più

I toni sono incandescenti., Le parole al vetriolo., Gli aggettivi sopra le righe., Tutti segnali, evidenti, che il caso Grecia è arrivato a un punto di non ritorno., Domani l'Eurogruppo metterà, probabilmente, la parola fine a una vicenda diventata il simbolo dell'incapacità dell'Europa di gestire la più lunga e dura crisi del dopoguerra e di governare il cambiamento., Sulla Grecia si misura, insomma, l'effettiva possibilità dei leader europei di essere all'altezza dei padri fondatori dell'Unione e di saper cogliere le prospettive reali che l'economia ha davanti a sé., Sarebbe davvero sbagliato mettere sullo stesso piano, seguendo una logica puramente ragionieristica e burocratica, le conseguenze politiche dell'uscita della Grecia dall'euro con l'effettivo peso finanziario della penisola ellenica nel club della moneta unica., Partiamo da un dato: le tensioni internazionali, la bolla speculativa che sta investendo le economie emergenti e il ritorno del terrorismo potrebbero rilanciare l'Europa come un'area di stabilità, attirando capitali e investimenti., I primi segni di un'inversione di tendenza, dopo sette anni di vacche magrissime, si avvertono in maniera netta.

Ma la ripresa è ancora lenta, a macchia di leopardo e le prospettive di crescita restano incerte., Proprio per questo è per lo meno azzardato pensare di far saltare il banco per un Paese che vale, più o meno, il 2% del Pil del Vecchio Continente (su scala globale, tre settimane di lavoro dei cinesi)., I debiti vanno restituiti, e da questo punto di vista il default di Atene costerebbe caro all'Italia, circa 40 miliardi., Ma, nello stesso tempo, continuare a chiedere sacrifici ai greci solo in nome dell'austerità e del rigore significa ignorare quel vento anti-europeista che soffia forte in gran parte del Vecchio Continente, a cominciare dall'Inghilterra, e che alimenta i partiti populisti che stanno prendendo piede in tutti i Paesi europei., Il problema, insomma, non è solo economico ma, soprattutto, politico., Naturalmente, il sentiero da percorrere fra i diktat di Tsipras e quelli dei mercati finanziari resta molto stretto., Questa volta l'Europa ha il dovere di far sentire la sua voce e decidere da che parte stare., Riforme e rigore possono andare d'accordo, ma soltanto all'interno di un quadro e di un progetto condiviso sia a livello politico sia sociale., Altrimenti non resta che il salto nel buio del default e dell'uscita di Atene dalla moneta unica.,

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