scenari politici

Il civismo incominci a pensare in grande

Da Torino a Udine: le città guidate da sindaci di centrosinistra

Sarà il civismo il carburante in grado di smuovere a livello nazionale un centrosinistra mai così immobile e malconcio? È la domanda che tiene banco dopo i ballottaggi delle amministrative, soprattutto (per non dire esclusivamente) in una ben determinata area del Paese. Ci riferiamo alla ormai fin troppo citata “sottile linea rossa” (cit. Corriere della Sera) che, seguendo la direttrice Ovest-Est, sfila lungo l’A4, da Torino a Udine, dove i centri più importanti sono in mano al centrosinistra, un flusso controcorrente rispetto all’ondata di consenso su cui sta surfando il centrodestra italiano.

Brescia e Vicenza: la catena ora è completa

Per essere completa, alla catena mancavano due anelli: Brescia ha respinto l’assalto rivale al primo turno, confermando con Laura Castelletti la leadership civica; Vicenza ha ultimato l’opera con la vittoria di Giacomo Possamai, giovanissimo dem che per scalzare l’uscente Rucco ha platealmente rifuggito l’appoggio della neosegretaria Elly Schlein, aprendo di fatto il caso di cui oggi si discute. Ora sui municipi di Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Udine sventolano i vessilli di ugual colore. Ritoccano il quadro, appena più a Sud, Cremona, Mantova, Rovigo.

Città capoluoghi di un territorio che traina il Paese

Si dà il caso che questa fascia di consenso riformista cinga e unisca l’area produttiva che traina l’intero Paese: non vederne le potenziali interconnessioni e sinergie sarebbe un peccato mortale, soprattutto per un centrosinistra (un Pd) disorientato ed esangue come quello attuale. Si tratta, però, di capire se davvero le singole esperienze civiche possano avere qualche chance concreta di essere trasformate in patto di portata nazionale. Per fare rete, per creare un movimento in grado di incidere sugli equilibri romani, non è sufficiente la volontà di dialogo tra i sindaci.

L'errore da non commettere

Ma certo l’errore più grande che il civismo potrebbe commettere a questo punto sarebbe il rintanarsi ognuno tra le proprie mura: ne nascerebbe una sorta di campanilismo delle grandi città, sterile e alla lunga deleterio. Sotto questo aspetto Bergamo e Brescia qualcosa possono dire di averlo già fatto, se non altro per gli sforzi di condivisione e di reciproco aiuto prodotti o attualmente in corso nell’anno della Capitale della cultura: non solo mostre e spettacoli a scavalco, suggestive catene umane che uniscono i due capoluoghi, portali virtuali che proiettano vicendevoli immagini e sensazioni digitali. Non solo l’ormai consolidata e assidua frequentazione tra i vertici della Loggia e del municipio orobico. Pensiamo invece, come bella novità, all’assemblea delle due Confindustrie, che in autunno raccoglierà sotto un unico tetto gli imprenditori di due delle province d’Italia dove l’imprenditoria è più fertile e capace, e il Pil generato è più ricco. Mai successo prima.

Una strategia interregionale

Alzando lo sguardo, in Lombardia sono senz’altro ottimi i rapporti tra Bergamo e Brescia con Sala, il sindaco di Milano (la cui compagna, tra l’altro, è una bresciana). Anche in Veneto qualcosa si muove. Buone intenzioni arrivano da Tommasi, Possamai e Giordani, sindaci di Verona, Vicenza e Padova: annunciano la volontà di incontrarsi e di mettere sul tavolo le problematiche comuni. Ma se si vuol davvero pensare in grande, indicare una via che vada oltre al locale, tutto questo no, non basta. Non può bastare. Sarebbe necessario uscire da una visione esclusivamente municipalistica o a malapena d’area, per assumere invece un ruolo di iniziativa politica e amministrativa su scala interregionale.

Pacchetto di mischia per infrastrutture e trasporti

Mettiamola sui fatti: si potrebbe iniziare costituendo un gruppo di pressione, un pacchetto di mischia per usare una metafora rugbistica, sul tema caldissimo delle infrastrutture e dei trasporti, dall’autostrada (l’asse dell’A4, appunto) perennemente congestionata alla ferrovia, dove l’avanzamento dei cantieri della Tav corre a singhiozzo e le linee ordinarie sono preda quotidiana di ritardi, disservizi, sovraffollamenti, guasti. Mettiamoci anche il sistema aeroportuale e quello della logistica, che potrebbero trovare nuovi equilibri sotto la spinta di una squadra compatta di primi cittadini con l’obiettivo unitario dell’efficienza e della mobilità extraurbana razionale e sostenibile.

La sveglia alle regioni a guida leghista

Tutti compiti che spetterebbero alle Regioni interessate, da un bel pezzo a guida leghista, che invece son lì a barcamenarsi con progetti fumosi e periodici proclami privi di sbocco. Un’alternativa civica d’opposizione potrebbe addirittura avere il benefico effetto di risvegliare dal torpore da “confort zone” chi governa a Milano, Venezia, Trieste, stimolandoli ad agire: un vero colpaccio. Non “solo” politica, dunque, ma “anche” politica.

Una svolta epocale, un vigneto da far germogliare

Una svolta potenzialmente epocale, con le radici affondate nell’humus del civismo illuminato, che germogli dai singoli tralci di buon governo irrorati dal consenso popolare e geograficamente disseminati lungo la tratta italiana del Corridoio paneuropeo 5. Le barbatelle di questo vigneto ideale sono posizionate: ora vanno concimate e innaffiate. E se un giorno si arriverà a un’abbondante vendemmia, a beneficiarne non saranno soltanto le singole comunità, bensì l’intero sistema Paese.

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